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Ancora proteste contro Trump: in campo anche le star di Hollywood

NEW YORK. L'America scende di nuovo in piazza contro il suo presidente. Fra 'marce funebri' e proteste a sostegno degli immigrati, gli americani tornano a farsi sentire e ad esprimere il proprio malcontento contro Donald Trump. Forti dell'appoggio neanche più troppo dietro le quinte di Barack Obama, che ha fatto diffondere un 'manuale' per i manifestanti, gli americani possono contare anche su Hollywood. A una settimana dagli Oscar, le star lasciano gli smoking e gli abiti da sera in soffitta, preferendo alle tradizionali feste che precedono la kermesse scendere in campo per far sentire la loro voce.

Niente party quindi ma comizi per raccogliere fondi e portare avanti cause legate alle libertà e ai diritti civili. Dopo l'attacco frontale di Meryl Streep a Trump durante i Golden Globe, l'attenzione ora è tutta puntata sugli Oscar. I primi segnali di una kermesse politicizzata sono già evidenti, con la rinuncia del regista iraniano Asghar Farhadi a partecipare alla cerimonia nonostante la nomination a miglior film in lingua straniera, e la solidarietà al gesto arrivata dall'intera industria del cinema.

In attesa dello show globale di Hollywood comunque, gli americani non mollano. E, come ormai quasi tutti i giorni dall'Inauguration Day, tornano in piazza. Per il quarto fine settimana manifestazioni sono in corso in tutta America, con le maggiori in programma domani per il 'President Day', occasione simbolica per una 'marcia funebre' nazionale. "Not my president" continua ad essere lo slogan dei manifestanti, che da New York a San Francisco, da Boston a Los Angeles marciano compatti. In tasca hanno il 'manuale delle istruzioni' per le proteste di successo stilato da 'Organizing for Action', il gruppo fondato da Barack Obama.

Una guida dettagliata per centrare un obiettivo: strappare ai repubblicani il controllo del Congresso alle elezioni di midterm del 2018. Le istruzioni sono chiare: fare pressioni su parlamentari e senatori repubblicani, metterli all'angolo durante i town hall nei loro Stati, instillare dubbi sull'agenda del presidente. "Entrate nei town hall senza destare troppo l'attenzione, sedetevi nelle prime file, ma non tutti insieme" così da creare l'impressione che l'intera sala sia contro il politico repubblicano di turno. "Incalzateli con domande pungenti, dall'Obamacare al muro con il Messico". E poi diffondete i video online, suggerisce il 'manuale'. La strategia è già in atto, e molti parlamentari repubblicani si sono trovati davanti a un pubblico ostile che li ha messi in difficoltà. Duplice obiettivo così raggiunto: politici in difficoltà ed elettori repubblicani dubbiosi, o almeno costretti a riflettere sulle loro scelte.

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