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Altra tegola su Trump: anche il segretario al Lavoro va via

Donald Trump con l'ex segretario al Lavoro, N.J. Puzder - Ansa

WASHINGTON. Nuova tegola sull'amministrazione Trump. A nemmeno un mese dal suo insediamento, il presidente degli Stati Uniti perde il segretario al Lavoro che aveva designato: Andrew Puzder, imprenditore nel settore della ristorazione scelto per l'incarico, si è ritirato dall'iter per la conferma della nomina.

Non c'erano le basi (e i voti) per il via libera del Senato. Non paragonabile al terremoto scatenato dalle dimissioni del segretario per la Sicurezza nazionale Michael Flynn, ma il 'casò resta, perché la 'sfiducia' si consuma tra i repubblicani: almeno 12 i senatori del Grand Old Party che non avrebbero votato per lui in aula, stando a fonti del partito riferite dal Washington Post, tanto che ci sarebbe stata una richiesta diretta alla Casa Bianca di ritirare la candidatura.

Dopo le voci rincorsesi per ore e le pressioni conseguenti, è stato lo stesso Puzder a comunicare il ritiro. Anche su Twitter, ribadendo comunque il suo immutato sostegno a Donald Trump. All'origine della vicenda il suo background professionale e personale. Le critiche erano fioccate da subito, appena Trump aveva fatto il suo nome, scaturite in particolare da discrepanze emerse in materia fiscale ma anche in reazione ad una serie di controverse dichiarazioni dell'imprenditore a capo di catene di fast food, giudicate da più parti denigratorie nei confronti dei dipendenti e alcune sessiste.

Si ricorda quindi che nel 2015 Puzder, secondo fonti di stampa, affermò: «Mi piacciono le belle donne che mangiano burger in bikini». E sostenne che spot pubblicitari prodotti per alcuni dei suoi ristoranti considerati spinti erano «molto americani». Non solo, ad un certo punto sostenne che i dipendenti dei suoi ristoranti erano «il meglio del peggio», oppure che avrebbe voluto assumere robot perchè creano meno problemi, oltre ad essere più gentili.

La pecca, insomma, del presidente Trump è di non aver approfondito e verificato a sufficienza le credenziali del suo candidato. E adesso i democratici gioiscono: ritengono di aver messo a segno un primo punto contro Trump nella battaglia all'ultimo voto nel processo delle conferme al Senato.

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