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Addio ad Andrea, il ragazzo con il cuore del piccolo Nicholas Green

Nicholas Green e Andrea Mongiardo

ROMA. La sua vita è stata costellata di controlli medici, terapie e interventi, ma anche di affetti, sorrisi e passioni. È morto circondato dalla sua famiglia naturale e dalla sua seconda famiglia, quella dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma, Andrea Mongiardo, il giovane che, 22 anni fa, ricevette il cuore di Nicholas Green, bimbo americano ucciso mentre era in vacanza in Italia.

Aveva 37 anni e il decesso è avvenuto martedì mattina alle 10.30 nel reparto di rianimazione del nosocomio della Santa Sede, dove Andrea era ricoverato a causa di una grave insufficienza respiratoria. Il volto di Andrea era diventato famoso perchè nel suo petto batteva il cuore di Nicholas Green, bimbo di 7 anni ucciso durante un tentativo di rapina il 29 settembre 1994, mentre viaggiava in auto sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Andrea aveva all'epoca 15 anni ed era affetto da una cardiopatia congenita che gli avrebbe lasciato pochi mesi di vita e che gli aveva già provocato numerosi interventi al torace. Il primo ottobre al Bambino Gesù, dove il ragazzo era ricoverato, arrivò la notizia: c'era un cuore disponibile per lui.

I genitori di Nicholas infatti, dopo la morte del figlio, ne avevano immediatamente messo a disposizione gli organi per la donazione, suscitando in Italia un enorme eco nell'opinione pubblica e contribuendo a incentivare un gesto di solidarietà all'epoca ancora poco diffuso in Italia.

L'intervento riuscì e, nonostante un vita non facile, Andrea proseguì gli studi e fu assunto in un grande call center della capitale. «Finchè ha potuto ha lavorato, era la sua distrazione», spiega all'ANSA Francesco, il fratello maggiore.

«La sua - prosegue - non è stata una vita facile neanche dopo il trapianto, a causa delle altre patologie legate alla malformazione originaria. Ma, nonostante i continui controlli e i tanti ricoveri, è riuscito comunque a vivere tanti momenti di gioia, con noi in famiglia ma anche insieme alla sua seconda famiglia, quella del Bambino Gesù, che era ormai diventato casa sua».

Quattro anni fa però la diagnosi di un linfoma. «La risposta alle terapie era stata positiva, ma la chemioterapia aveva provocato una grave fibrosi polmonare», spiega Francesco Parisi, responsabile di Trapiantologia toracica del Bambino Gesù. Andrea, ricorda il fratello, «cercava di andare avanti sempre con grande tenacia. Ma stavolta i suoi sforzi e quelli dei medici non sono bastati»

. I funerali si sono svolti oggi nella chiesa di Sant'Onofrio a Roma, in una chiesa gremita da tantissime persone, tra cui medici e operatori sanitari accorsi per salutare la loro 'mascottè. A stringersi simbolicamente intorno alla famiglia di Andrea, originaria del comune di Sant'Andrea apostolo dello Jonio, in provincia di Catanzaro, sono i genitori Nicholas.

«Siamo tristissimi - spiega all'ANSA Reginald Green, papà di Nicholas - per la perdita di una persona che sentivamo come un membro della nostra famiglia, questa notizia ovviamente ci portato a galla tantissimi ricordi. Il cuore di nostro figlio stavolta ha cessato davvero di battere, ma siamo ancora contenti per la scelta di donarlo che facemmo allora».

Diversamente da quanto accade in Italia, dove le famiglie dei donatori e del ricevente gli organi, non si incontrano, all'epoca i Mongiardo e i Green si conobbero. «Credo - ricorda Reginald - che tutta l'Italia visse con grande emozione quell'incontro. Conoscerli è stato importante per noi. Vedere andare avanti una vita che, altrimenti, non ci sarebbe stata è stata una terapia».

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