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Minacce dopo una partita persa, Napolitano denuncia scommettitori

Stefano Napolitano

ROMA. "Linciato" sul web per aver perso una partita di tennis. Stefano Napolitano, di Biella, n.172 del mondo, è l'ultima vittima della violenza verbale che sempre più spesso dilaga sui social. Era toccato anche a Riccardo Montolivo, insultato dalla piazza virtuale nonostante avesse dovuto sottoporsi ad un intervento al crociato per un infortunio di gioco. Diversi i motivi, identica la furia anonima.

Napolitano ha subito minacce di morte (oltre ad una serie di offese irripetibili) per aver perso l'incontro con il russo Aslan Karatsev nel torneo Challenger di Quimper (in Francia), nel quale era dato per favorito. Lui si è rivolto alla polizia postale, puntando il dito contro il mondo degli scommettitori, che evidentemente avevano puntato forte sulla sua vittoria, rimettendoci molti soldi.

Con un post su twitter, Napolitano ha pubblicato una lettera aperta per denunciare l'inaudito attacco di cui è stato oggetto, insieme alla sua famiglia: «A tutto voi scommettitori, maleducati e poveri di alcun tipo di valore morale, auguro con tutto il mio cuore che la vita vi possa insegnare a stare al mondo in un modo migliore. Io se sbaglio qualche diritto o perdo una partita di tennis - ha scritto il 21enne tennista - sono una persona a posto lo stesso, e grazie ai miei genitori capisco il valore di ciò che è importante. Oramai in pochi valutano il percorso, la dedizione, la passione di un qualsiasi ragazzo che prova a darsi un'opportunità nel mondo dello sport o nella vita in generale. Così tanti ormai sono solo attaccati al risultato, ai trofei, ai soldi, al nulla. Non provo rabbia, ma solo molta compassione per tutti voi. Scusate, ma io faccio la mia strada comunque...». Un «grazie di cuore» a chi si è mostrato solidale dopo l'infortunio, e «una carezza a tutti quelli che mi hanno augurato la rottura di tibia e perone, la rottura di tutti i legamenti e la morte».

Lo scorso ottobre così Montolivo - dalla sua pagina Facebook - con ironia si rivolgeva a quanti lo avevano fischiato ed insultato, a San Siro più o meno ad ogni partita del Milan, e anche a coloro che infierivano allo Juventus Stadium, durante Italia-Spagna, mentre usciva dal campo in barella. «Con l'augurio - concludeva - che la vita riesca a farvi crescere in educazione e rispetto dell'essere umano». Impresa ardua se è vero che, come ebbe modo di dire Umberto Eco, «i social media hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli». Ed anche a parecchi delinquenti.

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