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"Euro troppo sottovalutato", il duello Trump-Berlino spaventa l'Ue

BRUXELLES. Ora l'Unione europea si sente sotto attacco anche da ovest, dagli Stati Uniti che per 70 anni erano stati l'amico fidato e la garanzia di sicurezza. L'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca in appena 11 giorni piazza sul tavolo del vertice informale di venerdì prossimo alla Valletta quella che un diplomatico definisce "una bomba".

D'altronde nella lettera di invito ai leader europei è l'altro Donald, il polacco Tusk presidente del Consiglio europeo, a parlare di un'Europa che ha davanti a sé le sfide "più pericolose di sempre" ed un futuro "altamente imprevedibile", mettendo sullo stesso piano una Cina "prepotente", una Russia "aggressiva" e le "preoccupanti dichiarazioni" di Trump che mettono la Ue "in una situazione difficile".

Che non lascia intravedere rapidi miglioramenti. Dopo la scelta di un ambasciatore presso la Ue che come biglietto da visita ha presentato la previsione del crollo dell'euro in 18 mesi, dalla Casa Bianca è arrivato l'attacco diretto contro la Germania. Secondo le parole di Peter Navarro, numero 1 del consiglio nazionale per gli scambi commerciali, Berlino sta usando un euro "esageratamente sottovalutato" per "sfruttare" gli Stati Uniti ed i partner europei. Una narrativa perfetta per i populisti di tutta Europa.

E che ignora in un colpo solo sia i fondamentali economici sia il fatto che i partner europei, a cominciare dall'Italia, hanno sempre sostenuto l'esatto opposto: ovvero che semmai la Germania era colpevole di volere un euro troppo forte.

Da Stoccolma, dove era in visita per un incontro col premier Loefven, la replica di Angela Merkel è stata moderata: "La Germania è un paese che ha sempre incoraggiato la Bce (responsabile della politica monetaria, ndr) a fare una politica indipendente così come ha fatto la Bundesbank quando ancora non c'era l'euro e per questo non influenzeremo in alcun modo il comportamento della Bce". La linea di Trump spinge Tusk a lanciare l'appello all'unità europea.

"Uniti restiamo in piedi, divisi cadiamo" twitta il polacco, mentre un ambasciatore europeo osserva che dopo essere stata divisa per il bipolarismo della Guerra Fredda "ora la Ue è obbligata a restare unita, se vuole avere un peso specifico: altrimenti rischia di essere isolata dal nuovo bipolarismo cooperativo" tra Washington e Mosca prospettato da Trump.

Al vertice di venerdì, inizialmente convocato per preparare a 27 il 60/o anniversario dei Trattati a Roma ed approvare a 28 il piano per chiudere la rotta del Mediterraneo centrale (dove nel solo mese di gennaio, secondo lo Iom, sono già arrivate 4.292 persone e 227 hanno perso la vita) "stabilizzando" la Libia di Serraj i leader dovranno discutere che futuro vedono per la Ue.

Con le elezioni in Olanda, Francia, Germania e (forse) Italia, è "vitale" dare risposte concrete e a breve termine sul fronte dei migranti. E quindi riuscire a ricostruire la Libia sostenendo il premier del fragile governo di accordo nazionale. Fayez al Serraj domani e giovedì sarà a Bruxelles per incontrare prima il segretario generale della Nato, poi Mogherini e Tusk.

Nel piano a 360 gradi della Ue c'è il rafforzamento della guardia costiera libica, il controllo della frontiera terrestre ma anche la ricostruzione delle istituzioni libiche. Se gli attacchi di Trump preoccupano, alla Valletta saranno però visti anche come una "opportunità" sul piano commerciale.

"Dovremo usare il cambio di strategia commerciale negli Usa a nostro vantaggio intensificando i negoziati con i partner interessati" ha detto Tusk, sottolineando che "la Ue non deve abbandonare il ruolo di superpotenza commerciale". Ovvero, come osserva una fonte vicina ai dossier negoziali, "se gli Usa fanno morire la Ttp con gli asiatici, spianano la strada all'Europa".

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