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Saguto, concluse prime indagini: 20 coinvolti, 80 capi d'accusa

PALERMO. Si chiude la prima tranche dell’inchiesta in cui è stata coinvolta l’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto. La Procura della Repubblica di Caltanissetta ha inviato l'avviso di conclusione delle indagini a venti persone, 80 i capi d'accusa.

Otre a Silvana Saguto, ci sono: Lorenzo Caramma, Gaetano Cappellano Seminara, Carmelo Provenzano, Roberto Nicola Santangelo, Tommaso Virga, Walter Virga, Emanuele Caramma, Vittorio Pietro Saguto, Roberto Di Maria, Maria Ingrao, Calogera Manta, Rosolino Nasca, Luca Nivarra, Francesca Cannizzo, Fabio Licata, Lorenzo Chiaramonte, Aulo Gigante, Antonino Ticali, Elio Grimaldi.
Secondo l’accusa, per anni il presidente della sezione, il giudice Silvana Saguto, la "signora dei sequestri", ha gestito come fosse una cosa propria il sistema. Scegliendo gli amministratori giudiziari, chiamati a gestire patrimoni milionari appartenuti ai boss, tra chi, per avere incarichi e consulenze, era entrato nel suo cerchio magico e ricambiava con soldi, regali e favori. Una gestione illegale di cui i magistrati di Caltanissetta, che hanno indagato venti persone tra cui il magistrato, nel frattempo sospesa dal Csm da funzioni e stipendio, presentano ora il conto.

Nei mesi scorsi la Finanza, infatti, ha eseguito un sequestro di beni per un valore di 900mila euro nei confronti del giudice e del suo "cerchio magico": quattro degli amministratori giudiziari "favoriti" e la moglie di uno di loro. Per la Procura, Saguto era intenzionata a vendere la casa e uno degli amministratori giudiziari, l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara, tra i maggiori beneficiari dei favori del magistrato, aveva costituito un trust per la gestione di beni e quote societarie, secondo gli inquirenti, per sottrarli all'azione della magistratura.

Nel provvedimento dei magistrati nisseni c'è la storia dell'inchiesta: dalla genesi - l'indagine nasce a Palermo e passa ai colleghi di Caltanissetta quando viene fuori il coinvolgimento di alcuni magistrati - agli sviluppi successivi. La storia è quella di un magistrato strozzato dai debiti e preda di un tenore di vita insostenibile che si era creata un giro di fedelissimi amministratori giudiziari che ricambiavano gli affidamenti di incarichi milionari con regali, anche cibo, soldi, favori. Uno di loro, il docente universitario Carmelo Provenzano, tra le altre cose si sarebbe sdebitato facendo la tesi al figlio della Saguto, Emanuele, anche lui indagato. Mentre Cappellano Seminara avrebbe affidato consulenze al marito della presidente.

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