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Ars, emendamento per ricreare l'Ufficio stampa della Regione

PALERMO. L’Ars prova a ricostituire l’Ufficio stampa della Regione. Un emendamento alla Finanziaria approvato in commissione Affari Istituzionali prevede che la struttura sia composta di nuovo da 20 giornalisti.

Il testo dell’articolo è composto da 4 commi. I giornalisti dovranno essere iscritti all’albo da almeno 10 anni. Mentre una riserva del 50% è assegnata a quanti «alla data di entrata in vigore della legge abbiano maturato almeno 5 anni di servizio alle dipendenze dell’Ufficio stampa della presidenza della Regione». Verranno assunti tramite concorso.

I criteri per la selezione, i profili professionali e l’inquadramento economico verranno determinati con un decreto dell’assessore alla Funzione Pubblica e con delibera della giunta «previa contrattazione collettiva con la Federazione nazionale della stampa». L’ultimo comma punta ad abrogare tutte le leggi precedenti sulla materia, soprattutto quelle che prevedevano la chiamata diretta.

L’emendamento appena approvato è firmato da Nello Musumeci e da Mimmo Turano (Centristi per la Sicilia): ora si attende che anche la commissione Bilancio lo approvi dopo che sarà stata trovata la copertura finanziaria. Poi toccherà all’aula di Sala d’Ercole.

E adesso si apre un caso, visto che anche Rosario Crocetta - il presidente che come primo atto dopo l’insediamento ha licenziato tutti i 19 componenti del vecchio Ufficio stampa - ha fatto approvare in giunta un emendamento alla Finanziaria che prevede la ricostituzione della struttura.

Palazzo d’Orleans punta però sulla chiamata diretta, almeno fino a quando non verrà espletato un concorso: «Per il reclutamento di qualificati operatori dell’informazione professionale si provvede mediante il ricorso a figure professionali iscritte all’Ordine, sulla base dell’esame dei curricula, da assumere con contratto a tempo determinato secondo le norme regolamentari vigenti per gli uffici di diretta collaborazione del presidente della Regione».

Il testo di Crocetta indica anche la spesa prevista: 350 mila euro quest’anno e 650 mila nel 2018. Una somma che - calcoli alla mano - potrebbe essere sufficiente per circa 8 assunzioni.

"Ancora una volta, l'ennesima, il governatore Rosario Crocetta prova ad aggirare le leggi e a crearsi un ufficio stampa a suo uso e consumo con i soldi dei contribuenti". Lo afferma l'Associazione siciliana della stampa sostenendo che "questa volta Crocetta - dopo avere licenziato in tronco 21 giornalisti dell'ufficio stampa della regione perché assunti senza concorso - chiede una deroga al divieto di assunzioni per potere assegnare - senza rispettare alcun vicolo - incarichi di tipo fiduciario sulla scorta di un semplice esame dei curricula".  "E tutto questo - osserva l'Assostampa in una nota - guarda caso, a pochi mesi dalle elezioni".

"In poche parole - sottolinea il sindacato dei giornalisti siciliani - quello che prima il governatore ha inteso cancellare perché opera dei suoi predecessori licenziando giornalisti che non erano di suo gradimento, ora vuole replicare con l'intento di scegliere secondo le sue esigenze e il suo volere chi più gli aggrada. Crocetta finge di dimenticare (ma lo sa bene perché il suo intento è proprio quello di non rispettare le norme vigenti) che per le assunzioni - così come sancito più volte dalla magistratura e come da sempre sostenuto dal sindacato - è indispensabile espletare i concorsi. Senza dimenticare - aggiunge Assostampa Sicilia - che, già due anni fa, lo stesso Crocetta, nel tentativo di ripristinare un ufficio stampa, aveva chiesto che venissero inviati dei curricula alla Presidenza per una selezione di giornalisti, e il sindacato ne aveva inviato provocatoriamente oltre un centinaio, con esito negativo".

L'Associazione siciliana della stampa "confida che l'Ars voglia opporsi a questo nuovo, intollerabile  tentativo di piegare le leggi per creare un ufficio stampa finalizzato solo agli interessi del governatore di turno". Il sindacato dei giornalisti, conclude la nota, "ribadisce che l'informazione, specie quella  istituzionale, è un bene troppo prezioso perché possa essere piegata a logiche di parte a scapito dei cittadini".

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