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Primarie della sinistra in Francia, vince a sorpresa Hamon

PARIGI. Vince Benoit Hamon, il candidato  del reddito di cittadinanza, il socialista utopista che ha  capeggiato la fronda contro la sua maggioranza di governo.  Domenica prossima, al ballottaggio, se la vedrà con l'uomo che  ha incarnato il governo che Hamon contestava, l'ex primo  ministro Manuel Valls.

  Non c'è stato il temuto tracollo della sinistra, una  partecipazione calcolata fra 1,7 milioni e 1,9 ha garantito legittimità a questa consultazione, pur con un'affluenza  inferiore di oltre il 50% rispetto a quanto totalizzato dalla  destra a fine novembre. In molti, nella gauche, si interrogano  sul ruolo di Francois Hollande, il presidente che ha guidato per  5 anni la Francia e che è finito ad un minimo di popolarità  storico. Poi ha costretto la sinistra ad attendere gennaio per  celebrare le primarie - annunciando il proprio ritiro soltanto a  inizio dicembre - e alla fine ha fatto di tutto per esibire la  propria assenza da questo appuntamento. Oggi è in visita in Cile  e non ha neppure votato, giovedì scorso, per il dibattito  finale, se n'è andato a teatro. Tutto questo, secondo gli  analisti, vorrebbe significare che il suo appoggio andrà a  Emmanuel Macron, il suo ex ministro dell'Economia che si è  candidato senza passare dalle primarie.

Come accadde nei 10 giorni delle primarie della destra,  quando a sorpresa fu Francois Fillon a scoprirsi vincente, per  la gauche è stato Benoit Hamon, frondista che ha contestato  giorno dopo giorno il governo da sinistra, a superare tutti. Ha  regolato in volata Manuel Valls, che nei dibattiti di questa  settimana è stato costretto nello scomodissimo ruolo di  difensore del bilancio di governo; e ha battuto l'altra sinistra  del PS, quella «operaista» di Arnaud Montebourg, l'uomo del  «made in France», della difesa a oltranza dell'occupazione,  anche sforando le regole sui deficit o alzando barriere  protezionistiche.

 Hamon, 50 anni, cresciuto nel PS al fianco di Martine Aubry,  creatore proprio con Montebourg del Nuovo Partito Socialista,  è  invece il candidato che più di ogni altro ha fatto del reddito  di cittadinanza la sua bandiera. Un provvedimento, come ha  spiegato pochi giorni fa a Le Monde, che «non può essere  realizzato dall'oggi al domani», ma che resta «un obiettivo» a  termine. Contro la crisi, la disoccupazione, il malessere della  società, Hamon propone da un lato di «ridurre l'orario di lavoro  fino a 35 ore settimanali», dall'altro di introdurre «un reddito  universale di esistenza, il mezzo cioè per i lavoratori di poter  ridurre essi stessi il proprio orario di lavoro per potersi  dedicare a cose diverse da un lavoro talvolta penoso».

Valls, che domenica affronterà in un duello per lui molto  difficile l'avversario situato alla sua sinistra, ha rilanciato  con un «reddito di decenza», cioè un'entrata minima garantita  per tutti quelli che sono sotto un livello minimo di risorse e  non - come nel modello Hamon - a tutti indistintamente. Per il  resto, Valls vuole reintrodurre un provvedimento adottato sotto  la presidenza di Nicolas Sarkozy e poi abolito da Francois  Hollande, la defiscalizzazione delle ore di straordinario, per  rilanciare la produzione e la redditività del lavoro.

Due visioni apparentemente inconciliabili, quelle di Hamon e  Valls, che si scontreranno in condizioni diverse: il primo potrà  contare su un numero nettamente superiore di sostegni degli  altri candidati, a cominciare dal terzo classificato, Arnaud  Montebourg: con il suo 18%, Hamon avrebbe già la maggioranza  assoluta. Molto in salita la strada per Valls, che nel dibattito  di questa settimana si troverà sempre confinato nel difficile  ruolo di difensore degli ultimi difficili anni di governo, per  attirare alleanze, a parte Vincent Peillon, che ha però soltanto  il 6,48%. L'appoggio che Valls avrebbe atteso, quello di  Hollande, continuerà con ogni probabilità a non arrivare.

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