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Precari, l'appello dei Comuni siciliani: «Mancano 36 milioni»

PALERMO. Il nodo delle risorse, i dubbi sulla regolarità dei bandi, i timori legati al rischio impugnativa da parte dello Stato: il piano per la stabilizzazione di 15 mila precari degli enti locali viaggia lungo un percorso a ostacoli tra polemiche e scontri politici.

«È indispensabile che si faccia chiarezza sulle risorse complessive che la Regione siciliana intende destinare ai Comuni nel 2017» dicono Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale di Anci Sicilia.

La paura dei sindaci è legata essenzialmente a un’operazione finanziaria che ha portato il governo regionale a spostare 36 milioni di euro per coprire un buco di bilancio prelevandoli dal capitolo sull'Irpef da girare ai Comuni. Dunque per gli enti locali, in base ai nuovi calcoli, la Regione prevede 61,79 milioni di euro per il 2017 rispetto ai 97,84 iscritti nel bilancio di previsione depositato in Assemblea regionale siciliana e che sarà esaminato entro la fine di febbraio, prima della scadenza dell'esercizio provvisorio di due mesi, varato dall'aula nei giorni scorsi.

Secondo il ragioniere generale, Salvatore Sammartano, non si tratta però di un errore ma di semplici modifiche al bilancio. La scelta di utilizzare quelle somme, quindi, era già stata prevista. Da qui la richiesta di chiarezza da parte dell’Anci: «Il governo regionale dia tempestivamente garanzie alle Autonomie locali – dicono Orlando e Alvano - in merito ai 36 milioni prelevati dalle risorse previste a titolo di compartecipazione Irpef per i Comuni».

E secondo Luca Cannata, vice presidente vicario di Anci Sicilia con delega al bilancio e alle politiche finanziarie, «non si possono penalizzare i Comuni, i quali devono avere contezza dei trasferimenti in quanto dovranno chiudere i bilanci entro il 31 marzo e la consideriamo una leggerezza alla quale sarà presto posto rimedio». Altro dubbio riguarda le procedure per la stabilizzazione. Una quindicina di Comuni ha già pubblicato i primi avvisi ma secondo l’assessore regionale Luisa Lantieri, la legge dice che questo può avvenire solo in una seconda fase, a partire da aprile.

I bandi sono regolari? Secondo il deputato dei Cinque stelle, Sergio Tancredi, «questo dimostra che la legge salva precari varata da Crocetta è l’ennesima presa per i fondelli a danno dei lavoratori. Lo stesso governo regionale certifica che il re è nudo. La norma è solo un triste sport sulle spalle dei lavoratori». Paolo Amenta, vicepresidente dell’Anci, sostiene però che «se i Comuni hanno rispettato le norme nazionali in materia finanziaria e i Comuni hanno proprie risorse, gli avvisi dovrebbero essere comunque validi».

Il problema, secondo Amenta, riguarda invece tutti quei Comuni che per stabilizzare il personale precario hanno bisogno della norma approvata dall’Ars e delle deroghe del governo nazionale. E qui si apre un altro delicatissimo capitolo. I precari, in vista della stabilizzazione che dovrà avvenire entro il 2018, hanno infatti ricevuto una proroga valida solo fino al 2017. Ma c’è di più. La norma approvata dall’Ars deve ancora superare l’esame del Consiglio dei ministri e un’eventuale impugnativa manderebbe tutto all’aria.

Il governo aveva concordato i punti salienti col governo Renzi e adesso aveva provato a riaprire il dialogo con l’esecutivo targato Gentiloni, ma alcuni punti, come la possibilità di prorogare i contratti dei precari dei Comuni in dissesto, restano ancora in bilico. L’assessore Lantieri la prossima settimana volerà a Roma per provare a ottenere ulteriori rassicurazioni su questo fronte forte del fatto che le risorse per pagare il personale sono tutte a carico della Regione e dunque non ci sarebbe alcun costo per gli enti locali. Ma la partita resta aperta.

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