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Brasile, bagno di sangue in carcere: 60 morti a Manaus

RIO DE JANEIRO. E' finita in un bagno di sangue la rivolta scoppiata ieri nel carcere Anisio Jobim di Manaus, in Brasile, e sedata solo dopo 17 ore: le vittime tra i detenuti sono "almeno 60", secondo il locale segretario di Pubblica sicurezza, Sergio Fontes, che ha definito l'episodio "il maggior massacro del sistema carcerario di Amazonas".

Ore prima dell'insurrezione, inoltre, 87 prigionieri sono fuggiti da un'altra casa circondariale. Il numero delle vittime non è ancora definitivo perché il sopralluogo nel complesso richiederà tempo, hanno fatto sapere gli inquirenti. Alcune delle vittime (almeno sei, secondo le stime iniziali) sono state decapitate, e i corpi sono stati gettati dall'alto dell'edificio.

"Tutti hanno sofferto ogni tipo di sevizia" per mandare un messaggio ai nemici, ha aggiunto Fontes. Anche i dodici agenti penitenziari che erano stati presi in ostaggio dai reclusi sono stati liberati dopo trattative tra le autorità e i leader della rivolta. Per il presidente dell'Ordine degli avvocati di Amazonas, Marco Aurelio Choy, le guardie stanno tutte bene. Solo una è stata ferita "di striscio" da un colpo di arma da fuoco, ma si trova ora ricoverata in condizioni considerate non gravi.

All'origine della ribellione ci sarebbe una guerra tra gang rivali, la Familia do Norte e il Primeiro Comando da Capital (PCC): ad avere la peggio sarebbero stati gli esponenti di quest'ultima fazione. La posta in gioco era il controllo del traffico di stupefacenti nella capitale amazzonica di Manaus. "E' stata una carneficina, il caso di sommossa più sanguinaria nella storia di Amazonas", ha sottolineato Choy.

Un video pubblicato nel sito di un quotidiano del posto ha mostrato le immagini di diversi cadaveri insanguinati e smembrati collocati uno in cima all'altro sul pavimento del carcere. "Resta il dubbio di quanto realmente il potere pubblico abbia il controllo di queste unità di reclusione", ha denunciato l'avvocato. Per Fontes, invece, quello delle ribellioni in carcere è un "problema nazionale", che va affrontato dal governo federale in appoggio a quello degli Stati in cui questi tipi di incidenti si registrano.

Secondo il segretario dell'Amministrazione penitenziaria di Amazonas, Pedro Florencio, il luogo della rivolta conteneva circa 2.230 detenuti, nonostante avesse una capacità per appena 590. La sommossa di Anisio Jobim è stata una delle più violente nella storia del Paese sudamericano, seconda solo al noto massacro di Carandiru, avvenuto nel 1992 e finito nell'eccidio di 111 detenuti da parte della polizia militare. Human Rights Watch ha chiesto che le autorità brasiliane facciano una riforma del sistema carcerario, definito dalla ong "un disastro per i diritti umani".

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