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Lavoro, stretta sui voucher: più controlli e tracciabilità

Giuliano Poletti - LAVORO

ROMA. Il governo si accinge ad una stretta sui voucher, i ticket da dieci euro per pagare i mini jobs che l'opposizione considera come l'«autostrada» verso la precarietà del lavoro e che hanno registrato un'impennata ad ottobre. All'ultimo question time prima di Natale dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti, aveva annunciato «normative più stringenti», soprattutto sulla tracciabilità dei voucher, impegnandosi a provvedimenti che puntino più alla stabilizzazione che alla precarizzazione del lavoro.

A quanto sembra il tema non sarà affrontato nel consiglio dei ministri del 29, ma a gennaio i tempi potrebbero essere maturi. Ma le polemiche già fioriscono: riguardano soprattutto l'idea che il governo voglia intervenire per bloccare il referendum per l'abrogazione del jobs act. Sinistra Italiana, impegnata sul fronte del referendum contro la riforma del mercato del lavoro varata dal governo Renzi, attacca duramente: con Stefano Fassina a sostenere che «sulla valanga di voucher generati dal Jobs act l'esecutivo fa finta di trovarsi di fronte a un evento inaspettato e imprevedibile, mentre è stato facilmente e largamente previsto». E Fassina ammonisce: «ora non basta qualche aggiustamento a margine per evitare i referendum: il Jobs Act va eliminato».

Anche Rifondazione comunista teme che il governo punti ad una riforma dei voucher per scongiurare il referendum sul jobs act. « O il governo abolisce i voucher ed il jobs act, oppure bisogna votare e sotterrare i voucher e il jobs act con il referendum». Un intervento sui voucher viene condiviso da Forza Italia. «Il boom dei voucher è un problema e va risolto: bisogna ricondurre questo strumento nell'alveo di un uso che non sia abuso», sostiene Andrea Mandelli.

D'accordo con Palazzo Chigi il gruppo dei verdiniani: «Condividiamo la linea del governo» dice Ignazio Abrignani, spiegando che Ala punta a una legittimazione politica. A difesa dei buoni lavoro si schiera invece Maurizio Sacconi, che accusa la sinistra «di fare un passo avanti e due indietro». Anche Cna difende lo strumento dei buoni, sollecitando «un approccio rigorosamente pragmatico e senza pregiudizi sugli usi corretti (da proteggere) e sugli abusi (da reprimere) che hanno interessato questo strumento».

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