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"Istigazione a voto di scambio" per referendum, De Luca indagato

NAPOLI. Istigazione al voto di scambio: è l'ipotesi di reato per la quale il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, è stato iscritto nel registro degli indagati della procura partenopea. Si tratta dell'inchiesta scaturita dall'audio, pubblicato dal sito de «Il fatto quotidiano», dell'incontro avvenuto in un albergo napoletano alla vigilia del referendum per la riforma costituzionale tra De Luca e circa trecento sindaci della Campania.

Nel corso di un intervento-fiume (25 minuti) il governatore, con un linguaggio colorito tal da strappare spesso risate all'uditorio, aveva sollecitato i sindaci, in particolare rivolto a quello di Agropoli, Franco Alfieri, a svolgere una intensa campagna per il sì («vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso» è uno dei passaggi del discorso, diventato ormai un cult sui social). Dopo aver acquisito la registrazione presso il quotidiano, i magistrati del pool reati contro la pubblica amministrazione, coordinato dal procuratore aggiunto Alfonso D'Avino, aprirono un fascicolo al «modello 45» dove confluiscono notizie che non costituiscono reato. Agli atti dei pm anche l'esposto, presentato all'indomani della diffusione dell'audio, presentato dal consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Valeria Ciarambino. Ieri il fascicolo è stato invece inserito al modello 21 con l'iscrizione di De Luca nel registro degli indagati. De Luca, replicando alle polemiche, aveva parlato di «reato di battuta», sottolineando il contesto ridanciano che avrebbe caratterizzato il suo invito, anche con la prospettazione di finanziamenti da parte del governo, a impegnarsi per il successo del Sì.

Cosa ha indotto ora i magistrati a ipotizzare la sussistenza di una ipotesi di istigazione al voto di scambio? Fonti giudiziarie spiegano che l'iniziativa della procura si collega alla necessità di interrogare alcuni testimoni, che altrimenti, con la permanenza del fascicolo al modello 45, non si sarebbero potuti ascoltare. Ieri è stato interrogato un collaboratore di De Luca, presente all'incontro con i sindaci, e nei prossimi giorni saranno convocati altri testimoni, tra cui esponenti del comitato per il Sì che organizzò l'incontro. Tra questi figurano anche Piero De Luca, figlio del governatore della Campania, e Francesco Nicodemo. Non è escluso che possa essere richiesta
anche la testimonianza di qualche sindaco. «Quando hai la coscienza tranquilla si va avanti oppure qui moriamo di avvisi di garanzia mentre i cittadini non hanno neanche i servizi essenziali» ha detto De Luca all'inaugurazione di tre servizi operativi nell'Ospedale del Mare.

«Il livello di imbarbarimento a cui siamo arrivati nel nostro Paese - ha poi scritto in serata su Facebook il governatore della Campania - lascia ormai senza parole».

«Credo che sia un atto dovuto che si accerti quanto accaduto in alcune giornate della campagna referendaria. Mi sembra corretto che ci siano delle verifiche giudiziarie perchè quello che abbiamo ascoltato e visto in questa campagna elettorale è andato molto oltre la dialettica politica», ha affermato il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. «Il contenuto ed i fatti emersi nel corso della riunione di De Luca con i 300 amministratori Pd campani all'Hotel Ramada lo scorso 15 novembre, ci è sembrato così rilevante, gravissimo e
agghiacciante da chiedere ai magistrati l'accertamento della verità. Abbiamo fiducia e lasciamo che la magistratura con serenità faccia il suo rigoroso lavoro di approfondimento», ha detto Valeria Ciarambino, del M5s.

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