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Ad Aleppo riprende la mattanza ma ci sono spiragli di cessate il fuoco

BEIRUT. C'è un filo di speranza ma continua l'incertezza sulla sorte delle decine di migliaia di civili intrappolati in condizioni disperate in quel che resta dell'enclave ad Aleppo tuttora nelle mani degli insorti, dopo che oggi la ripresa dei combattimenti e dei bombardamenti ha impedito l'applicazione di un nuovo accordo tra Russia e Turchia che doveva portare alla loro evacuazione.

In serata, i principali gruppi ribelli hanno annunciato l'intesa per riprendere l'evacuazione. In cambio, afferma un responsabile, garantiranno a 15.000 tra civili e filo-governativi di lasciare due villaggi nella provincia di Idlib sotto assedio dei ribelli.

Se il cessate il fuoco terrà, domattina un primo gruppo di combattenti con le famiglie dovrebbe uscire da Aleppo est. Stamani, l'esercito russo ha detto che i lealisti hanno riconquistato un altro quartiere, quello di Sukkari, riducendo ormai a 2,5 chilometri quadrati l'area ancora nelle mani degli insorti.

La televisione di Stato siriana ha affermato che sette persone sono state uccise da razzi lanciati da milizie ribelli sul quartiere di Bustan al Qasr. E padre Ibrahim Sabbagh, parroco della comunità latina di Aleppo, nella parte occidentale della città, ha detto a Tv2000 di temere che "qualche gruppo di miliziani si sia preparato per lanciare diversi missili di grande potenza durante la notte di Natale".

Per questo, ha aggiunto, è stato deciso di anticipare la messa al pomeriggio. In una situazione caratterizzata da un'estrema confusione, è praticamente impossibile stabilire cosa abbia impedito oggi l'avvio dell'evacuazione. I russi hanno accusato gli insorti di avere rotto la tregua, mentre fonti dei ribelli ne addossano la responsabilità a milizie sciite sostenute dall'Iran che combattono nelle file lealiste e alla stessa Teheran.

Secondo Abdul Mumin Zeineddin, un coordinatore dell'opposizione armata ad Aleppo citato dall'agenzia turca Anadolu, gli iraniani vogliono che prima che vengano lasciati partire civili e miliziani armati da Aleppo, gli insorti tolgano l'assedio a due località sciite nella provincia nord-occidentale di Idlib: Fua e Kefraya. Fonti citate dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) parlano inoltre di contrasti sorti all'interno dell'asse Russia-Iran-governo siriano.

In particolare, Damasco avrebbe voluto dimostrare la sua contrarietà ad un accordo raggiunto senza che venisse consultato il regime. Del resto, in un'intervista alla televisione Russia Today, il presidente Bashar al Assad ha affermato che i governi occidentali vogliono una tregua soltanto per salvare "i terroristi". Quello che è sicuro è che una ventina di autobus verdi - come quelli usati in passato in altre evacuazioni da località ribelli - hanno aspettato inutilmente per ore di accogliere i residenti che già durante la notte si erano radunati per essere trasportati fuori da Aleppo.

E in tarda mattinata sono stati visti tornare verso i depositi. Anche sul numero di civili da evacuare non ci sono notizie certe. La Mezzaluna rossa turca ha fatto sapere di prepararsi ad accogliere fino a 50.000 persone. Ma tra i residenti che dovrebbero partire molti temono rappresaglie da parte delle forze lealiste anche su oppositori non armati o semplici cittadini.

La commissione dell'Onu per i diritti umani in Siria ha detto che "continuano ad emergere numerose notizie di violenze commesse dalle forze filo-governative, come esecuzioni sommarie, arresti arbitrari, sparizioni forzate e arruolamenti forzati". Per quanto riguarda le forze ribelli, le stime parlano di non più di 4.000 uomini, ai quali, secondo l'accordo russo-turco, dovrebbe essere garantito il passaggio verso altri territori controllati dagli insorti.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, annunciando che sarebbe tornato a parlare con il suo omologo russo Vladimir Putin, ha chiesto a tutte le parti in conflitto di rispettare i termini della tregua, che ha definito "forze l'ultima speranza per gli innocenti" di Aleppo est. Ma ha accusato le forze lealiste di averla violata per prime.

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