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Roma, l'assessore Muraro riceve avviso di garanzia e si dimette

ROMA. LHa mollato dopo cinque mesi vissuti sul filo l'assessora che prometteva di «far risorgere Roma dalle macerie», liberandola dai rifiuti. Paola Muraro si è arresa di notte dopo esserci andata vicina più volte. Ma non è detto che la sua storia in Campidoglio finisca qui: la sindaca Virginia Raggi, secondo quanto trapela, spera in una soluzione veloce e positiva della vicenda giudiziaria - con l'archiviazione - per richiamarla. Ciò però divide ancora il M5S tra chi apprezza Muraro per la competenza e chi le rimprovera il lungo passato in Ama.

Contestata da subito dai militanti per la sua posizione pro-inceneritori, poi emendata, Muraro, esperta di ambiente, è finita nel turbine della polemica per i 12 anni da consulente della municipalizzata. «Non mi sento parte delle sue disfunzioni - ha replicato Muraro -. Relazionavo moltissimo ai vertici, però non ero ascoltata». Ma è stato il fronte giudiziario a metterla in crisi, negando pubblicamente e poi ammettendo di essere indagata per reati ambientali.

Giocando sull'assenza di un avviso di garanzia, che alla fine è arrivato. Una vicenda che ha messo in imbarazzo Luigi Di Maio, stella M5S, che ha ammesso di non aver letto una mail che lo informava dell'inchiesta. Ora la sindaca Raggi, che ha sempre difeso Muraro, 52/enne di Adria (Rovigo) da tempo a Roma, punta su un'archiviazione rapida per richiamarla. Ma gran parte del Movimento preme per la nomina di un nuovo assessore all'Ambiente. L'ex consulente Ama - oltre un milione e 200 mila euro in 12 anni (molto meno con l'Iva, secondo Muraro) - era invisa a buona parte dei parlamentari e, dicono, anche a Beppe Grillo. Il leader domani sarà a Roma per organizzare la protesta contro il governo e vedrà Raggi. Muraro, laureata in Scienze Agrarie a Bologna, che chiamava 'Virginià la sindaca, disse in tv di aver votato M5S prima ancora di essere chiamata in giunta.

«La vicinanza con alcuni parlamentari sicuramente è stato un veicolo», ammise in televisione. Oggi l'unico a difenderla è Stefano Vignaroli, deputato, che le riconosce «il buon lavoro fatto», impostando «quello che sarà il futuro dei rifiuti nella nostra città». Per la senatrice Paola Taverna invece «le dimissioni erano dovute, ora andiamo avanti». Per il capogruppo M5S in Campidoglio Paolo Ferrara «i tempi per il nuovo assessore saranno brevissimi».  Di questi cinque mesi restano il blitz all'Ama per intimare al presidente Daniele Fortini in diretta streaming di riaprire il tritovagliatore di Rocca Cencia di Manlio Cerroni.

Con conseguente accusa di favorire il ras dei rifiuti. «Contro di lui ho vinto un arbitrato facendo risparmiare 500 milioni ad Ama», ha risposto Muraro. Cerroni la elogiò definendola «una brava mondezzara». «Ho subito un attacco mediatico senza precedenti - ha sostenuto l'assessora -. Solo per aver toccato certi nervi, il sistema ha reagito in modo violento». Ha anche querelato Matteo Renzi, che l'aveva accostata a Mafia Capitale. Ora si è dimessa, ma non è detta ancora l'ultima parola.

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