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"Rogue One", Felicity Jones guerriera nello spin-off di Star Wars

LOS ANGELES. «Mi ha appena chiamato George Lucas e mi ha fatto in complimenti per il film, dicendo che gli è piaciuto molto. Ora potete tutti scrivere qualsiasi cosa vogliate e non ha importanza: il giudizio che mi interessava di più l'ho ricevuto e ripaga di tutti gli sforzi che abbiamo fatto».

Gareth Edwards sapeva che mettere le mani su un film come Rogue One, spin-off dalla serie di Star Wars, in uscita in Italia giovedì, era una mossa molto rischiosa per un giovane regista, ma alla fine il risultato pare essere all'altezza della saga e si stimano già incassi da record.

Rogue One è il primo di una serie di film collaterali alla saga ed è ambientato tra il terzo e il quarto episodio, quando un gruppo di ribelli riuscirà a mettere le mani sui piani di costruzione della Morte Nera, dando via poi alla storia universalmente nota.

Ancora una volta, dopo Il risveglio della forza, a fare la parte del leone è una donna, Felicity Jones, che nei panni di Jyn Erso guida il manipolo di eroi, tra cui
Diego Luna, alla ribellione contro l'Impero:

«La sua motivazione è molto chiara, odia l'Impero con tutte le sue forze. Le hanno ucciso la madre, rapito il padre e ogni volta che può scarica il suo odio contro i soldati e contro la dittatura. È una donna forte, combattiva - sottolinea l'attrice - che non ha problemi a sporcarsi le mani. Il che per me, che sono abituata a recitare in corsetto e abiti d'epoca è stata una piacevole novità. È una cosa ottima che ora anche noi donne possiamo rappresentare forza, determinazione, grinta e la capacità di condurre. Star Wars, il suo universo, è sempre stato molto contemporaneo e ha sempre trattato temi di attualità, recependo il cambiamento in atto nella società».

Novità anche il tema del film, che come ha spiegato Kathleen Kennedy, produttrice degli ultimi titoli su Star Wars, oltre che di Schindler's List e Ritorno al futuro, fa parte di una nuova serie di pellicole che vivono sulle proprie gambe pur essendo collegati alla saga principale. «Non faremo un sequel a Rogue One, è una delle novità di questi film 'stand alone'. Sono storie che hanno un inizio, uno svolgimento e una fine. Vanno ad arricchire questo universo, ma Rogue One, pur mantenendo lo spirito della saga, è un film molto differente, dove il bene e il male non sono così separati, dove i protagonisti hanno storie e personalità molto complesse».

Diverso sì, ma non troppo visto l'esercito universale di fan dei film originali sempre attento e critico:

«Non c'è una ricetta - ha raccontato Edwards - il segreto del successo della saga sta in mille piccoli particolari mischiati insieme. George Lucas ha mischiato diversi generi ed è riuscito a creare una vera e propria mitologia dove per caso c'erano robot e astronavi, ma non è quello che fa la differenza. È il senso, la profondità della storia, dei valori. C'è tanta carne sull'osso, tanta sostanza. In due anni e mezzo abbiamo cercato di comprendere quale fosse il giusto mix e provato diverse soluzioni per essere all'altezza dei suoi film e di quello spirito, ma cercando anche di dare qualcosa di nuovo, di fresco e non di emularli, che sarebbe stato sicuramente un fallimento. Lui ha apprezzato e la sua telefonata già rappresenta il più grande successo che potevamo immaginarci».

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