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Crisi di governo, via alle consultazioni al Quirinale: si fa strada l'ipotesi di un "Renzi bis"

Una veduta esterna del Palazzo del Quirinale durante le consultazioni

ROMA. Via alle consultazioni. Che partono al  buio con le forze politiche ferme sulle loro posizioni, bloccate  da veti incrociati. Ma Sergio Mattarella tiene la barra dritta e  sembra determinato a chiudere in fretta, sviscerando le  soluzioni in campo che rimangono diverse, nella consapevolezza  del fatto che il Pd rimane il partito di maggioranza e che non  si può non tenere conto di quello che dirà al Quirinale sabato  prossimo. «Ora è il tempo della pazienza e della tenacia», è il  messaggio che infatti consegna il Capo dello Stato ai suoi  fedelissimi.

Renzi, che è tornato in famiglia dalla sua Pontassieve controlla a distanza, ma l'ipotesi di un reincarico allo stesso  premier rimane ad oggi la più razionale. Tanto che il Colle  ricorda che nulla oggi è cambiato e che non trovano conferme  indiscrezioni giornalistiche che delineano un allungamento dei  tempi da parte del Quirinale o l'idea di affidare mandati  esplorativi. Si cerca insomma l'incarico per domenica. Già  questa sera con l'ex presidente Napolitano e i presidente delle  Camere, «in un'atmosfera molto serena», si è entrati nel merito  e nella tempistica che ruota tutta intorno alle legge  elettorale.

All'esterno del Colle i riflettori in questo momento sono  equamente divisi sul Partito democratico e Forza Italia. Nel Pd  ad oggi si conferma la linea indicata da Renzi in direzione e  cioè un governo di responsabilità nazionale con tutti oppure le  urne dopo la sentenza della Consulta. Al di là delle  dichiarazioni ufficiali però nelle file dei Dem la tensione è  alle stelle e le divisioni sul futuro faticano ad essere tenute  sotto traccia. La minoranza del partito infatti non fa mistero  di puntare ad un governo a guida Pd che duri fino alla fine  della legislatura.

Le acque sono agitate anche dentro Forza Italia. Silvio  Berlusconi è atteso a Roma per fare il punto con il vertice del  suo partito alla vigilia dell'incontro con Mattarella previsto  per sabato pomeriggio. Ufficialmente la linea del Cavaliere non  cambia: Una maggioranza c'è già in Parlamento - è il  ragionamento - sta a loro esprimere un presidente del Consiglio.  Forza Italia non è disponibile a dare sostegno a nessun governo  ma a discutere sulle modifiche della legge elettorale  assolutamente sì.    Come spesso accade però, il Cavaliere si tiene aperte diverse  opzioni e la suggestione di poter tornare protagonista al  governo è un opzione che in assoluto non si può ancora scartare.  L'ex premier attende di ascoltare quello che dirà Mattarella  (nonostante già da diversi giorni il Colle sia in contatto con  Arcore tramite Gianni Letta) e le opzioni che il Capo dello  Stato metterà sul tavolo. Berlusconi sa bene però che dare il  via libera ad un governo con i voti di Forza Italia metterebbe  la parola fine sull'alleanza con Lega e Fratelli d'Italia e  rischia di mettere in discussione anche la tenuta del suo  partito, contrario a fare l'ennesima torsione.

A meno che, si  ragiona in ambienti azzurri provando ad interpretare il pensiero  del Cav, non venga offerta sul piatto della trattativa un  Italicum fortemente connotato in senso proporzionale, con un  forte sbarramento. Cosa che, si ragiona sempre, consentirebbe ad  Fi di avere una sua autonomia di movimento nell'ambito del  centrodestra, senza dover sottostare per forza alle richieste  degli alleati. Ma una soglia di entrata alta metterebbe in crisi  la maggioranza visto che sarebbe inaccettabile per Alfano e i  piccoli partiti.    Indisponibili a sostenere un nuovo esecutivo sono il resto dei  partiti dell'opposizione anche se a far discutere è in  particolare il Movimento Cinque Stelle. Il vice presidente della  Camera Luigi Di Maio apre alla possibilità di andare al voto  dopo la sentenza della Consulta con Renzi dimissionario a  palazzo Chigi.  Che la vera battaglia però sia la legge  elettorale è fuori discussione. Da ciò infatti dipenderà la  conformazione futura di molti partiti, a partire da quelli del  centrodestra. Ma per evitare che si perda tempo, il Foglio  lancia una propria proposta e cioè adattare il Consultellum  (legge già vidimata dalla Consulta ed in vigore al Senato) per  la Camera. Una suggestione proporzionale che piace a molti.

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