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Siciliani, uno su due a rischio povertà
È il doppio della media nazionale

PALERMO. Più della metà dei siciliani è a rischio povertà o esclusione sociale. Esattamente il 55,4% dei residenti sull’Isola rischia l’indigenza: si tratta del dato peggiore tra tutte le regioni e che rappresenta il doppio della media nazionale (28,7%). Lo rileva un rapporto dell’Istat in riferimento al 2015. Inoltre, mentre il dato italiano è sostanzialmente stabile rispetto al 2014 (era al 28,3%) quello siciliano è peggiorato esattamente di un punto percentuale (nel 2014 era 54,4%).

Se la Sicilia è la peggiore non sta bene neanche tutto il Mezzogiorno. Si stima che al Sud sia in questa condizione il 46,4% dei residenti (in peggioramento rispetto al 2014), contro il 24% del Centro e il 17,4% del Nord. I livelli sono superiori alla media nazionale in tutte le regioni del Mezzogiorno: oltre ai valori siciliani spiccano quelli di Puglia (47,8%) e Campania (46,1%). Viceversa, i valori più contenuti si riscontrano nella provincia autonoma di Bolzano (13,7%), in Friuli-Venezia Giulia (14,5%) ed Emilia-Romagna (15,4%).

La Sicilia risulta in fondo a tutti i dati di questo rapporto: qui si registrano livelli di grave deprivazione materiale più che doppi rispetto alla media italiana, così come in Puglia: più di un quarto degli individui si trova in questa condizione. La Sicilia (28,3%) è anche la regione con la massima diffusione di bassa intensità lavorativa, seguita da Campania (19,4%) e Sardegna (19,1%).

Infine, la stima del valore del reddito comprensivo dell’affitto figurativo è più elevata tra le famiglie residenti nella provincia autonoma di Bolzano, in Lombardia ed Emilia-Romagna e più contenuta in Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia. La metà delle famiglie residenti in Italia percepisce un reddito netto non superiore a 24.190 euro l'anno (circa 2.016 euro al mese), sostanzialmente stabile rispetto al 2013; nel Mezzogiorno scende a 20.000 euro (circa 1.667 euro mensili).

In totale, nel 2015 in Italia l'Istat stima in 17 milioni 469 mila le persone a rischio povertà o esclusione sociale. Numeri che, scrive l'Istat, vedono gli obiettivi prefissati dalla Strategia Europea 2020 «ancora lontani». Entro il 2020, infatti, l'Italia dovrebbe ridurre gli individui a rischio sotto la soglia dei 12 milioni 882 mila. Oggi la popolazione esposta è invece «superiore di 4 milioni 587 mila unità rispetto al target previsto».

Le persone che vivono in famiglie con cinque o più componenti sono quelle più a rischio di povertà o esclusione sociale: passano a 43,7% del 2015 da 40,2% del 2014, ma la quota sale al 48,3% (da 39,4%) se si tratta di coppie con tre o più figli e raggiunge il 51,2% (da 42,8%) nelle famiglie con tre o più minori.

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