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L'anno delle tartarughe marine, in Sicilia 34 deposizioni di uova

PALERMO. Il 2016 è un anno da record per le tartarughe marine.

I simpatici animali, simbolo ormai da anni del mare della Sicilia, sono stati i protagonisti indiscussi dell’estate con ben 9 deposizioni a Lampedusa, 5 a Linosa e circa 20 in tutta l’Isola.

Numeri notevoli in confronto agli anni passati.

La svolta è scattata grazie a una maggiore attenzione da parte di pescatori, cittadini e visitatori, e all'azione dei volontari.

«Per la prima volta - racconta Daniela Freggi, responsabile del Centro recupero tartarughe marine di Lampedusa - abbiamo ricevuto il sostegno della Fondazione Svizzera Octopus per l’acquisto di materiale per le analisi del sangue sulle tartarughe. Inoltre, è stato fondamentale il satellitare che ci ha permesso di mettere in mare una tartaruga, ospite del nostro ospedale da quasi 9 anni, che aveva riportato una frattura al carapace con la conseguente rottura di 3 pinne. In tutti questi anni l’abbiamo portata ad allenarsi in mare aperto, come una sorta di fisioterapia, così da consentirle lo sviluppo di una muscolatura alternativa. È stato emozionante rilasciarla nel suo mondo mediterraneo lo scorso 26 ottobre. Adesso seguiamo il suo percorso grazie ai dati scientifici raccolti su Argo».

La sempre più crescente sintonia tra volontari e pescatori è stata fondamentale per l’enorme sostegno dato alle tartarughe in questi mesi:

«Il rapporto instaurato nel tempo con i pescatori - prosegue Freggi - è soddisfacente ma anche controverso. A Lampedusa, per esempio, sono circa 400 i pescatori, ma a collaborare sono meno di dieci. Capiamo quanto possa essere faticoso interrompere le attività e recuperare una tartaruga, ma è un ”piccolo” gesto che potrà cambiare le cose domani. Molte persone, purtroppo, non si rendono conto dell’importanza che questi animali hanno per il nostro ecosistema e per il futuro di tutti. Le tartarughe marine, infatti, sono le uniche consumatrici di meduse. Queste ultime, che popolano sempre di più i nostri mari per via delle temperature sempre più elevate, riducono le riserve di ossigeno del mare mettendo anche a rischio la balneazione dei nostri mari». Un anno, insomma, che ha visto la tartaruga marina tutelata, coccolata, curata e liberata. Il Centro di Lampedusa, però, in inverno non resta con le mani in mano e guarda già al futuro con la voglia di volere diventare, sempre di più, un punto di riferimento per chi volesse curare le tartarughe, arricchendo il già vasto carnet di attività con incontri con personale specializzato per formare figure professionali che possano prendersi cura dei «gioielli del mare».

«In cantiere - conclude Freggi - c’è anche la volontà di volere sviluppare, ancora di più, la parte scientifica e le ricerche per il riconoscimento delle specie parassite del tubo digerente delle tartarughe così da sperimentare le medicine che possano debellarle. Amiamo e dobbiamo amare le tartarughe perché sono le nostre maestre, nell’indipendenza e nella fratellanza: non si arrendono, sono forti, non conoscono confini. Per loro non esistono barriere o nazionalità, potrebbero rappresentare un esempio per l’umanità, per un futuro migliore».

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