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Trump svela il piano dei suoi primi 100 giorni: nessun riferimento al muro con il Messico

NEW YORK. Hillary Clinton può dormire sonni tranquilli: l'amministrazione Trump non nominerà un procuratore speciale per tornare ad indagare sulle sue email. E non riaprirà nemmeno l'inchiesta sulla controversa fondazione di famiglia, quella che l'ex first lady gestisce col marito Bill e la figlia Chelsea.

Ad annunciare la clamorosa svolta, dopo le minacce della campagna elettorale, Kellyanne Conway, portavoce del presidente eletto. Presidente che per settimane con lo slogan 'Crooked Hillary' (Hillary la corrotta) aveva infiammato i suoi sostenitori. Fan il cui grido di battaglia - 'Lock her up', rinchiudila in galera - ancora agita l'ex candidata democratica.

Non è l'unica promessa infranta da Trump a sole due settimane dall'Election Day. In un mini-video postato su Yotube, il tycoon annuncia la strategia per i suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca: al momento nessun cenno al famigerato muro con il Messico o alla deportazione di milioni di immigrati illegali, nè all'abolizione della 'odiatà Obamacare. Tutti pilastri della campagna di Trump.

Via invece alla 'rottamazione" dei grandi accordi commerciali come il Nafta o il Trans-Pacific Partnership (Tpp), con un atto già nel giorno dell'insediamento. E sì a tutto ciò che è possibile fare con decreto per dare subito una scossa all'economia e rilanciare immediatamente l'occupazione.

Wall Street gradisce e i principali indici volano ai massimi di sempre. Anche perchè il neo presidente ribadisce con forza la sua linea contro l'eccesso di regole sia nel settore finanziario sia in quello dell'industria energetica, due fattori che per il tycoon bloccano lo sviluppo e la creazione di posti di lavoro. Sempre più difficile dunque decifrare questo 'Trump in transition', come scrivono alcuni commentatori.

Per rendersi conto della strada che verrà effettivamente imboccata dal neo presidente bisognerà aspettare qualcosa di più dettagliato e il completamento del puzzle della squadra di governo. E altri annunci, alla vigilia della festa del Ringraziamento, non dovrebbero essere in programma.

Tutto rimandato quasi certamente al ritorno di Trump dalla pausa di due giorni in Florida, nel suo mega resort di Mar-a-Lago, a Palm Beach. Nelle ultime ore si registra però un'escalation dello scontro tra il tycoon e i principali media americani, accusati di essere «bugiardi e disonesti» per come hanno seguito la campagna elettorale e come hanno tentato in tutti i modi - secondo Trump - di intralciare la sua corsa verso la Casa Bianca.

Incontrando i big dell'informazione televisiva (Cnn, Abc, Cbs, Fox, Nbc) il presidente eletto si è scagliato contro molti di loro: «Era come stare davanti a un plotone di esecuzione», hanno raccontato alcuni testimoni increduli. Trump ha poi rincarato la dose su Twitter, definendo i giornali che continuano ad attaccarlo sul conflitto di interessi «corrotti».

Salvo poi incontrare editori e giornalisti del New York Times in un tentativo di disgelo dei rapporti.  Non aiuta però a rasserenare il clima l'ultimo affondo del Washington Post, già nella 'lista nerà di Trump per il famigerato video sessista che ha rischiato di affondare il tycoon a poche settimane dal voto. Secondo il quotidiano, dalla dichiarazione fiscale presentata all'Irs (l'agenzia del fisco) nel 2015 emergerebbe come Trump abbia usato le risorse della fondazione benefica di famiglia per scopi o interessi personali, violando così la legge.

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