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Il nuovo concept album di Ligabue: racconto i difetti di un'Italia che amo

Il singolo "Made in Italy"

CORREGGIO (REGGIO EMILIA). Se qualcuno pensava che dopo la sbornia di Campovolo, dopo il tour in giro per il mondo, dopo il mega concerto al Parco di Monza, passando anche per un nuovo libro di racconti e un doppio live con inediti, Ligabue prendesse fiato, ecco, quel qualcuno dovrà ricredersi.

«Perchè io non so stare fermo, e allora sono di nuovo qui».

Con un nuovo album di inediti, Made in Italy, che esce oggi per Zoo Aperto/Warner Music, anticipato dai singoli G come Giungla e Made in Italy, e che da febbraio il rocker-che-non-si-ferma-mai porterà anche in giro per i palazzetti dello sport (il via da Roma il 3 febbraio), «la dimensione giusta per questo racconto».

Un concept album, «il mio primo», ci tiene a sottolineare, con l'idea di raccontare l'Italia seguendo un unico filo rosso.

«Ma a differenza dei concept come siamo abituati a conoscerli con ampie parti strumentali, questo è un album di canzoni, ognuna delle quali può vivere autonomamente».

«Volevo raccontare l'Italia e i suoi difetti, il mio sentimento frustrato nei confronti di questo Paese che non funziona, che costringe i giovani ad andarsene, che ha deluso i sogni di quelli che come me credevo in certi ideali e certe promesse di equità fatte dalla politica negli anni Settanta, ma che mi manca quando sono lontano. La ricchezza nelle mani di pochi e l'indigenza diffusa per me è motivo di fallimento non solo di un sogno, ma di una civiltà - racconta il Liga, a suo agio nello studio accogliente voluto nella sua Correggio -. Da questa urgenza è nato Made in Italy, in cui a guidare l'ascoltatore è lo sguardo disincantato e disilluso di Riko, uno normale».

Uno che non è soddisfatto della sua vita, stanco del suo matrimonio, uno che finisce preso a manganellate in una manifestazione e che è contento se ad essere licenziato è un altro e non lui. Uno sguardo non benevolo sulla società di oggi.

«Ma la speranza c'è, c'è sempre. Non ci rinuncio. È troppo facile dare la colpa agli altri».

Troppo facile anche non pensare che Riko, diminutivo di Riccardo, secondo nome del rocker, non sia in realtà lo stesso Ligabue.

«Riko è il mio alter ego, è la vita che avrei potuto vivere se non avessi trovato uno che ha pagato il primo disco, oppure è una vita parallela in un'altra dimensione spazio-temporale. Chissà... Comunque - sottolinea ancora - è un gioco che mi ha permesso di mandare avanti lui, più incazzato di me, meno fortunato di me, con meno privilegi di me. Un gioco che mi ha permesso di essere libero, anche con i generi musicali perchè stavolta mischio funky, reggae, swing, ska e rock con qualche citazione qua e là come non ho mai fatto prima».

E il disco è venuto fuori tutto d'un fiato, «con un flusso creativo che finora non avevo mai provato e che non so spiegare».

Tra i tanti argomenti toccati nello studio di Correggio, anche quello del secondary ticketing e della bufera che ha travolto nei giorni scorsi società come Live Nation Italia e Vivo concerti, ree di aver rimesso sul mercato biglietti dai costi lievitati.

«È chiaro che è una pratica che ci vede contro e bisogna fare tanta informazione per contrastarla. Noi artisti possiamo poco, servono soluzioni a livello legislativo, anche
perchè il bagarinaggio, che prima era un'attività illecita, ora è legale. I biglietti nominali? Impossibili. Nel mio piccolo, quando stabiliamo il prezzo dei biglietti per i miei concerti, il mio diktat è uno solo: che sia il più economico possibile».

Ligabue terrà a battesimo anche le serate FoxLive: il 23 novembre alle 21 su Fox e Fox Life andrà in onda il docufilm Made in Italy e il best of del Liga Rock Park di Monza.

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