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Boeri: congedo obbligatorio per i papà, multa a chi non lo rispetta

ROMA. Quindici giorni di paternità obbligatoria e retribuita per accudire il neonato e magari anche la mamma, stanca dal parto. In Italia, a differenza di tutti i principali paesi europei Slovenia compresa, i 15 giorni sono un obbiettivo di civiltà ancora remoto.

Dal 2015 giace in parlamento una proposta di legge che li prevede, ma al momento l'attuale legge di bilancio conferma solo per il 2017 i due giorni introdotti in via sperimentale nel 2012 portati da uno a due nel 2016 ma non ancora stabilizzati.

Oggi un assist a favore dei papà (e quindi di mamme e bambini) è arrivato dal presidente dell'Inps Tito Boeri che, sollecitato a dire la sua durante un convegno milanese, ha rilanciato la proposta dei 15 giorni obbligatori auspicando addirittura sanzioni per renderli più efficaci. "Bisogna andare nella direzione dei 15 giorni" di congedo parentale obbligatori per i papà (i congedi facoltativi già ci sono ndr.)

Secondo il professore della Bocconi, la misura spezzerebbe "il circolo vizioso che si è creato su un equilibrio sbagliato, che vede l'uomo con maggior potere contrattuale nello stabilire chi deve lavorare e chi deve stare con i figli". Tenere i papà a casa 15 giorni ad accudire il proprio figlio è "fondamentale per un Paese come il nostro, in cui si penalizza in modo pesante la carriera delle madri".

Non solo, sarebbe anche utile all'intelligenza del bambino. Boeri ha citato "studi fatti in Paesi con la paternità obbligatoria" da cui emerge che "la presenza dei padri ha contribuito allo sviluppo cognitivo dei figli", perché "anche i padri hanno un ruolo importante nella genitorialità". Tuttavia in Italia restano pesanti sacche di resistenza a una cultura della condivisione paritaria dell'accudimento dei figli.

"I datori di lavoro - ha detto Boeri - considerano le donne con figli come un costo e culturalmente si crede che le madri che lavorano siano cattive madri, ma non è così". Questa mentalità porta a spingere i papà a non prendere i congedi facoltativi perché spesso chi lo fa rischia poi di essere penalizzato sul lavoro. "Risultato solo 4 padri su 100 prendono congedi facoltativi" ha ricordato Boeri.

Il diritto alla paternità obbligatori è arrivato in Italia solo nel 2012 con la legge Fornero, che concesse un giorno, più altri due da sottrarre a quelli della mamma. Nel 2016, il governo Renzi, ha portato i giorni a due, confermati per il 2017 con una copertura in bilancio di 20 milioni. Ora la deputata del Pd Titti Di Salvo, vicepresidente del gruppo alla Camera con delega di coordinamento alle commissioni Lavoro e Affari Sociali, ha annunciato che presenterà un emendamento alla legge di bilancio che porterebbe i giorni a 5, la copertura necessaria sarà di 50 milioni.

"L'obiettivo di arrivare a 15 giorni resta - dice Di Salvo - anche se, realisticamente, sarà graduale. Penso che il nostro emendamento possa passare perché quella della paternità obbligatoria è una battaglia molto condivisa nel partito. Il Governo ha confermato i 2 giorni tocca ora al Parlamento migliorare una misura che interessa tutto il Paese". Favorevole, in linea di principio, anche il ministro del lavoro Giuliano Poletti, unica pregiudiziale "la sostenibilità dei costi".

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