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Clinton-Trump, è guerra dei sondaggi a una settimana dal voto: rimonta il tycoon

WASHINGTON. Ad una settimana esatta dal voto per la Casa Bianca, la guerra dei sondaggi lascia sul campo ancora molte incertezze sul vincitore, confermando comunque una rimonta di Donald Trump. Incertezze aumentate da possibili, anche se inedite, «sorprese di novembre».

L'ultima è la decisione dell'Fbi di pubblicare, in base al Freedom of information act, le carte di una vecchia indagine da tempo archiviata: quella sulla controversa grazia concessa da Bill Clinton nel 2001, nell'ultimo giorno della sua presidenza, ad un finanziere amico, Marc Rich, scappato in Svizzera per sfuggire alle accuse di aver evaso 48 milioni di dollari e aver commercializzato in petrolio con l'Iran durante l'embargo.

Una grazia sospetta, dato che la moglie del trader, morto nel 2103, aveva versato fondi al partito democratico e a quella che sarebbe poi diventata la fondazione Clinton. «Non essendoci una scadenza per la pubblicazione di queste informazioni, questa vicenda è strana, singolare. L'Fbi posterà anche qualcosa su Trump?», ha reagito la campagna della candidata democratica, vedendo nell'iniziativa un secondo sgambetto del direttore dell'Fbi, James Comey, che fu il procuratore dell'inchiesta contro Rich e l'attorney che indagò senza esito sulla grazia, confessando in seguito che era rimasto «sbalordito» dall'atto di clemenza.

Altre possibili sorprese sono quelle preannunciate da Wikileaks sulla Clinton. O gli scoop giornalistici di giornali quali il Nyt, che ha messo nuovamente sulla graticola Trump per i suoi dribbling fiscali, dopo aver già svelato che non aveva pagato le tasse federali per quasi 20 anni dichiarando nel 1995 una perdita di 916 milioni di dollari.

Secondo il quotidiano, pochi anni prima, dopo che si era fatto cancellare centinaia di milioni di dollari di debiti dai finanziatori per la crisi dei suoi casinò, evitò di denunciarli come reddito imponibile usando una manovra di elusione fiscale così dubbia dal punto di vista legale che anche i suoi legali lo misero in guardia dalla possibilità che il fisco l'avrebbe ritenuta impropria. Con questa manovra, poi vietata dal Congresso, evitò di pagare decine di milioni di dollari.

I due rivali intanto aumentano l'intensità degli attacchi sullo sfondo della sempre più controversa inchiesta dell'Fbi riguardante le nuove mail collegate alla Clinton, scoperte in una separata indagine per 'sexting' con una minore nel laptop di Anthony Weiner, l'ex marito di Huma Abedin, la più stretta collaboratrice della candidata democratica.

«È il più grande scandalo politico dopo il Watergate», insiste Trump, evocando in caso di vittoria della Clinton lo spettro di una «crisi costituzionale che non possiamo permetterci: l'inchiesta durerà anni. Probabilmente inizierà un processo», ha detto ai suoi sostenitori a Grand Rapids, in Michigan, profetizzando una paralisi istituzionale con un presidente sotto la spada di Damocle dell'Fbi e delle inchieste del Congresso, se resterà a maggioranza repubblicana.

«Il dossier è vuoto», risponde la Clinton, che ricompatta il partito contro l'Fbi accusato di aver violato la prassi di non commentare inchieste in corso a ridosso delle elezioni e per usare «due pesi e due misure», vista l'opposizione del suo direttore James Comey a sottoscrivere e pubblicizzare l'accusa della comunità dell'intelligence sulla responsabilità del governo russo negli hackeraggi contro i democratici.

«È tempo per Trump di rispondere a domande serie sui suoi legami con la Russia», ha twittato l'ex first lady. Il leader della minoranza democratica Harry Reid si è spinto oltre, accusando Comey di tenere nascoste «informazioni esplosive sugli stretti legami tra Trump, i suoi consiglieri e il governo russo». Ma oggi il Nyt, pur criticando Comey per il suo «grave errore» che minaccia la fiducia degli americani nell'Fbi, ha preso tutti in contropiede rivelando che i federali sono convinti che gli hackeraggi siano volti a minare le elezioni presidenziali più che a far eleggere Trump e che finora non hanno trovato alcun legame diretto fra il tycoon e il governo russo. Neppure dall'esame di un canale email non ufficiale tra la Trump Organization e Alfa Bank, una delle maggiori banche russe i cui proprietari hanno legami con il leader del Cremlino Vladimir Putin.

Nella guerra dei sondaggi nazionali, alcuni danno ancora in netto vantaggio Clinton, come Reuters-Ipsos (+5%), altri mostrano un sorpasso di Trump, come Wp-Abc (+1% per il tycoon). Controverse anche le previsioni di esperti che non sbagliano un colpo da decenni. Più attendibili le medie dei principali sondaggi, come quella di RealClearPolitics, che conferma la rimonta del magnate, a soli 2,2% punti di distacco (47,5% a 45,3%).

Ma sul fronte dei grandi elettori (ne servono 270 su un totale di 538), la candidata democratica ne avrebbe già in tasca 263, contro i 164 di Trump. E distribuendo i 111 grandi elettori ancora in palio in base agli attuali sondaggi negli stati in bilico, Clinton arriva a 304, contro i 234 di Trump. Per vincere il tycoon dovrebbe conquistare praticamente tutti gli Stati in bilico: non impossibile, ma improbabile.

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