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Referendum, Sacconi: rinviare voto per gli sfollati. Renzi: non esiste

Maurizio Sacconi

ROMA. Fa discutere la proposta del presidente della commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi di rinviare il referendum per "evitare lacerazioni" in questa fase. Il Pd replica invitando alla cautela mentre arriva la bocciatura di Forza Italia: "E' fantapolitica".

"La minaccia sismica che incombe sulla penisola è come pioggia sul pavimento bagnato di una nazione già depressa e insicura. La stessa ripresa della spirale deflazionistica oggi rilevata dall'Istat ne è conferma - ha scritto Sacconi nel blog dell'Associazione amici di Marco Biagi.

Non appare quindi sufficiente una pur doverosa gestione solidale dell'emergenza tra governo e forze politiche tutte. A questo punto occorre qualcosa di più che inverta le aspettative della società. In particolare potrebbe essere utile una decisione straordinaria come il rinvio del voto referendario non solo per i problemi conseguenti alle migliaia di sfollati ma anche per l'esigenza di evitare in questa fase un ulteriore motivo di lacerazione quale si produrrebbe addirittura sulla Carta fondamentale".

Immediate le repliche e i "no" alla proposta, a cominciare dal premier Matteo Renzi. Il rinvio della data del referendum «è una cosa che per quello che mi riguarda non esiste. Il referendum si tiene il 4 dicembre come abbiamo fissato, nessuno ci ha chiesto peraltro di fare il contrario. È una boutade giornalistica», ha detto il presidente del Consiglio nel corso della conferenza stampa dopo il Cdm sul terremoto in Centro Italia.

"Ipotesi/voci di rinvio del referendum sono fantapolitica. @matteorenzi ha paura e le prova tutte. Si voti il 4/12 e nel frattempo a lavoro per sisma", ha scritto, in un tweet, il capogruppo di FI alla Camera Renato Brunetta.

«Quando il governo ci fornirà tutte le informazioni necessarie ci potremo esprimere», replica il deputato M5s Danilo Toninelli, commentando la proposta di rinvio della data del voto per il referendum. «Oggi - spiega il deputato - non si conosce neppure il numero esatto degli sfollati. Comprese le famiglie che abitando vicino all'epicentro del sisma hanno per giusta paura abbandonato le loro case in attesa che qualcuno gli dica che la loro casa è sicura e agibile».

«Personalmente ritengo che l'Italia sia un Paese che è in condizione di assicurare la normalità delle elezioni anche in questo momento difficile»: è l'opinione di Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato, interpellato dai giornalisti a Perugia in merito all'idea di un rinvio del referendum a causa del terremoto.

«Dovrà decidere il governo - ha detto Casini - e mi rendo conto che la proposta è formulata nel miglior spirito, ma prima di dimostrare che il Paese è paralizzato già oggi ad un mese dalla scadenza del 4 dicembre credo che bisogna pensarci due volte».

"Io rifletterei molto sull'idea di dare un messaggio che è in qualche modo di rinuncia ad esercitare una prova democratica qual è quella del referendum": ha risposto la vicepresidente della Camera, Marina Sereni.

"È un punto abbastanza delicato - ha detto Marina Sereni - perché ovviamente siamo tutti molto scossi dal terremoto e dalle vicende che hanno toccato buona parte dell'Umbria e che hanno riguardato le popolazioni, i beni culturali, le case e le attività produttive.

Tuttavia credo che questo elemento debba essere valutato su una scala più generale dal governo perché noi dobbiamo assistere le persone sfollate, programmare la ricostruzione, discutere con l'Europa un piano serio di prevenzione e al tempo stesso dobbiamo anche mandare un messaggio al mondo che l'Italia è in piedi e che sappiamo fare più cose contemporaneamente".

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