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Adolescenti, i temi gender disorientano i genitori

ROMA. I temi legati all'orientamento sessuale degli adolescenti spaventano e disorientano i genitori italiani, tanto che per 2 su 3 le questioni cosiddette di 'gender' «disgregano la famiglia».

È un quadro di incertezza e timori quello che emerge dall'indagine dell'Osservatorio Nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza (Paidòss) presentata a Stresa in occasione del III Forum della Società Italiana Medici Pediatri (Simpe), e condotta da Datanalysis intervistando 1000 genitori di adolescenti tra 12 e 16 anni per capire come si stiano comprendendo i cambiamenti avvenuti nella famiglia negli ultimi anni.

Sono circa un milione, afferma la Simpe, gli italiani che si dichiarano omosessuali o bisessuali, a cui si aggiungono altri due milioni che hanno sperimentato attrazione per persone dello stesso sesso.

In maggioranza si tratta di giovani, perchè i primi segni di un diverso orientamento di genere compaiono prima dei 18 anni nell'80% dei casi. I genitori sono però poco preparati a capire i ragazzi: fino a 1 su 3 non sa come affrontare le problematiche dell'identità di genere, il 46% però capisce che i figli attraversano l'adolescenza con evidenti incertezze e dubbi di orientamento. Solo 1 su 5 tenta di comprendere, 1 su 2 ritiene che il dialogo sia difficile.

Idee confuse anche sulle nuove forme di famiglia: un genitore su 2 accetta solo quella tradizionale e 2 su 3 ritengono che le tematiche gender possano disgregare la famiglia. 'No' alla fecondazione eterologa, inoltre, da 1 su 2, ma 'sì' alle coppie di fatto per i due terzi degli intervistati.

"Sono moltissimi i ragazzi che devono affrontare dubbi circa l'orientamento sessuale durante il difficile periodo della adolescenza - afferma il presidente Simpe Giuseppe Mele -. I genitori se ne rendono confusamente conto, ma sembrano incapaci di affrontare il tema con un obiettivo educativo. Al Nord l'apertura è maggiore, ma ovunque c'è disorientamento e poca conoscenza del problema".

Sempre più spesso, dunque, "i pediatri si trovano di fronte a sistemi familiari inediti, frutto di un cambiamento culturale inarrestabile di cui dobbiamo prendere coscienza, riconoscendo la diversità e le tematiche gender - conclude - indipendentemente dal giudizio personale che ognuno può avere sull'argomento".

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