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Terremoto 6.5 a Norcia, la scossa più forte degli ultimi decenni

La nuvola di polvere causata dai nuovi crolli a Norcia - Fonte Ansa

ROMA. Il terremoto di oggi del 6.5 con epicentro vicino a Norcia, in Umbria, è il più violento degli ultimi decenni in Italia. Quello del Friuli del 1976 fu di magnitudo 6.4 della scala Richter. La scossa principale dell'Aquila del 2009 fu del 5.8, quello di Umbria e Marche del 1997 del 6.1.

Anche quello del Belice, del 1968, fu del 6.1. Solo in Irpinia, nel 1980, la magnitudo fu del 6.5 della scala Richter, pari a quella odierna, e causò 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti. «Non siamo in grado di prevedere quando e come tale sequenza sismica andrà a scemare, nè possiamo in linea teorica escludere altri terremoti forti come e più di quelli avvenuti fino ad oggi in aree adiacenti a quelle colpite in questi mesi». Lo dice il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria.

Secondo il Cnr «se da una parte questa sequenza è fortemente preoccupante, dall'altro lato la propagazione laterale fa sì che si verifichino una serie di terremoti forti ma non fortissimi. Molto peggio sarebbe se tutti questi segmenti della facomunicaglia (Amatrice, Visso, Norcia) si fossero mossi tutti insieme generando un terremoto di magnitudo almeno 7.0».

Il Cnr spiega anche come il terremoto che ha colpito l'Italia centrale il 24 agosto scorso «si è spostato da Amatrice verso nord, nell'area di Visso e Ussita, e da questi luoghi oggi nuovamente verso sud nell'area di Norcia, dove il terremoto di Amatrice di agosto si era arrestato. Gli intervalli di tempo tra un terremoto forte ed un altro forte adiacente - sostiene il Cnr - possono essere di anni o decine di anni, ma anche giorni o mesi come sta accadendo oggi in Appennino centrale».

L'Istituto spiega poi la genesi del terremoto: «ogni volta che si sviluppa un terremoto lungo una superficie di faglia, la zona ipocentrale si scarica (rilassamento) e vengono caricati i volumi adiacenti (lateralmente) alla faglia stessa. Tali volumi - prosegue il Cnr - sottoposti ad un nuovo stato di stress, possono cedere (rompersi) e generare terremoti a loro volta».

«Si tratta di processi di propagazione laterale della sismicità (contagio) relativamente frequenti - aggiunge - già osservati in altre aree sismiche della Terra come per esempio in Turchia, California e Haiti. Questo processo sta coinvolgendo l'Appennino centrale in questi mesi».

Il terremoto di magnitudo 6,5 è certamente il più intenso nella sequenza sismica cominciata il sisma di magnitudo 6,0 del 24 agosto scorso, ma per i sismologi questo non è un'anomalia: «non c'è una norma, sappiamo che in passato sono avvenute cose simili», ha detto il sismologo Alessandro Amato, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

Anche per un altro sismologo dell'Ingv, Alberto Michelini, «in Italia purtroppo questi eventi accadono con una certa frequenza, che si protrae nel tempo con terremoti di intensità uguale o più forte. Bisogna sempre stare allerta. Il fatto che oggi sia avvenuto un terremoto più forte rispetto a quelli registrati a partire dal 24 agosto - ha aggiunto - indica che il sistema di faglie aveva accumulato abbastanza energia elastica nelle rocce e che la sta rilasciando».

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