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Islanda, vincono i conservatori: riconfermati gli indipendentisti

ROMA. L'Islanda non ha scelto il cambio della guardia al governo del paese e ha preferito confermare la fiducia al Partito dell'Indipendenza, conservatore, rispetto ai 'Pirati', alfieri della democrazia diretta e dell'Internet libero. Quando è stato scrutinato oltre il 50% delle schede (133mila su 246mila circa) il Partito dell'Indipendenza ha il 28% dei voti e 'Piratar' il 14,5%, che lo pone al terzo posto, dietro anche ai Verdi di sinistra che hanno ottenuto il 17%.

Per i Pirati è un risultato peggiore rispetto a quanto previsto da alcuni sondaggi, mentre è superiore alle attese la performance degli Indipendenti, che hanno governato il paese in coalizione dal 2013. A spoglio non ancora concluso non appare chiaro se il Partito dell'Indipendenza riuscirà a mettere insieme una maggioranza con altri partiti di centro e di destra, o se invece saranno i Pirati, assieme ad altre forze di opposizione, ad avere i numeri per governare.

Il leader degli Indipendenti Bjarni Benediktsson si è dichiarato ''estremamente felice'' per i primi risultati. Dovrebbe essere ''molto difficile non includerci'' nel prossimo esecutivo, ha aggiunto.

L'avvocatessa Birgitta Jonsdottir, leader di 'Piratar', ha commentato invece che i primi risultati sono in linea con le previsioni del partito di un esito tra il 12 e il 15%, in netta crescita dal 5% del 2013. ''Se otterremo piu' del 15% saremo profondamente grati'' ha detto ancora. ''Siamo stupiti del fatto che potremmo triplicare i nostri consensi dall'ultima consultazione, e siamo in lizza solo da tre anni'' ha concluso. In campagna elettorale il partito ha promesso l'introduzione di una democrazia diretta, di sottoporre i lavori del governo a un esame minuzioso e di mettere le risorse naturali del paese sotto il controllo pubblico.

Le elezioni politiche anticipate si erano rese necessarie dopo le dimissioni del primo ministro Sigmundur David Gunnlaugsson, uscito di scena nell'aprile scorso, seguite alle pubbliche proteste per le proprietà offshore rivelate nei Panama Papers

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