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"Hostile", arriva al cinema l'horror diretto da un tredicenne - Foto

ROMA. Quando si parla di giovane regista in Italia la media è trenta-quarant'anni, diverso per la Francia dove l'esordio può essere anche a soli tredici anni.

È il caso di Nathan Ambrosioni, che a soli 13 anni ha fatto il primo film, Hostile, in sala dal 31 ottobre (notte di Halloween) al 2 novembre distribuito da Cineama, e si è misurato poi con Therapy, suo secondo lungometraggio.

Budget ridotto a zero, girato con compagni di scuola e familiari, Hostile è un horror che cavalca il genere secondo tutti i suoi stilemi guardando a Blair Witch Project. Sangue al punto giusto, stacchi rumorosi e sincopati colpi di scena.

Un prodotto che si è portato a casa, per ora, la selezione ufficiale al Frightfest e al Fantasia di Montreal, il premio come miglior regista a La Samain du Cinema Fantastique e il premio opera prima al Tohorror Film Fest.

Prodotto da Light House, nel cast Shelley Ward, Julie Venturelli, Luna Belan, oltre allo stesso regista nel ruolo di Jake, l'horror racconta di due orfane adolescenti, Anna ed Emilie, adottate da Meredith Langston, ma che sentono una strana presenza in casa, un uomo che le guida in singolari pratiche.

Preoccupata, la madre acquisita chiede aiuto a S.O.S. Adoption, un programma trasmesso su una tv privata che segue i bambini durante il periodo di adattamento nelle famiglie adottive. I due cronisti della tv, convinti come sono di avere in mano un possibile scoop, decidono di incontrare Anna ed Emilie, inconsapevoli del fatto che stanno affrontando una situazione che si rivelerà molto più grande di loro.

Il segreto per fare un film a soli tredici anni, spiega a Roma Nathan Ambrosioni, che ha girato Hostile nelle pause scolastiche e durante le vacanze, «è lavorare sempre con grande passione e curando ogni dettaglio proprio come ho fatto io».

E sempre il regista e sceneggiatore di questo singolare horror, faccia da ragazzino buono e timido in un corpo esile, aggiunge:

«Ho lavorato con amici e compagni di scuola e ho avuto anche l'appoggio di mio padre che è stato il mio produttore e ha lasciato il suo lavoro per seguirmi nella mia carriera».

«Per quanto riguarda l'horror - sottolinea poi Ambrosioni - mi sono ispirato a quelli americani, ma anche al cinema spagnolo e sicuramente a Blair Witch Project». Per il ragazzino non c'è niente di male ad essere creativi così giovani:

«In fondo - dice - anche Arthur Rimbaud ha scritto le sue poesie tra i sedici e diciannove anni, prima di diventare commerciante di armi in Africa».

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