Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

"La tartaruga rossa", la favola poetica in odore di Oscar - Il trailer

 ROMA. Per Michael Dudok De Wit, grande regista d'animazione olandese che ha vinto l'Oscar nel 2001 con il corto Father and daughter, è arrivato un altro grande onore mai capitato a nessun autore europeo: avere un film coprodotto dalla Ghibli, la casa d'animazione di Hayao Miyazaki.

È successo con La Tartaruga rossa, delicata e poetica favola senza dialoghi, adatta a grandi e piccoli, nella quale ritroviamo molti temi amati dal grande maestro giapponese, dal rapporto con la natura al senso vero della famiglia.

Isaho Takahata, cofondatore della Ghibli ha fatto da produttore artistico al film che sarà nelle sale italiane nel 2017 con Bim: «l'ha visto anche Miyazaki - spiega Dudok de Wit, oggi a Roma -. Qualche mese fa per la prima volta abbiamo avuto modo di sederci insieme intorno un tavolo, e lui e mi ha detto che La tartaruga rossa gli era molto piaciuto, non gli sembrava un'opera d'animazione giapponese, il che per lui era positivo».

Lavorare con la Ghibli «mi ha insegnato qualcosa ogni giorno, dal punto di vista artistico, ma anche umano. Mi hanno dato da subito un'incredibile fiducia».

Protagonista della storia è un naufrago finito su un'isola deserta. L'uomo decide di riprendere il mare con una zattera, ma ogni suo tentativo, quando è fra le onde, viene bloccato dall'intervento di una maestosa tartaruga rossa. Preso dall'ira, il naufrago riesce però con la violenza, a neutralizzarla. Misteriosamente, dal carapace della tartaruga, una sera compare una ragazza dai capelli rossi, per la quale prova da subito sentimenti profondi.

De Wit, che ha iniziato a lavorare al progetto quasi 10 anni fa, ha visto nel naufrago l'archetipo perfetto per il percorso del protagonista: "L'uomo prima rifiuta la natura, poi la accetta ed infine, ne ridiventa parte. La vera libertà è non esserne separati, perchè la natura, intesa in senso assoluto, è l'essenza stessa della vita".

Il film potrebbe entrare nella corsa all'Oscar per il miglior film animato: "Quando ho vinto la statuetta vivevo in Inghilterra e non avevo capito quanto fosse importante, soprattutto per gli americani, per loro è come una religione, perchè è il simbolo massimo del successo. Essere in quella corsa quindi serve soprattutto perchè è il miglior biglietto da visita per un progetto".

Caricamento commenti

Commenta la notizia