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Lo sprint di Sagan per il bis iridato: il mondiale è suo

DOHA. Il re del ciclismo moderno è slovacco e siede sul trono anche se non ha mai vinto una grande corsa a tappe (per via di una muscolatura che non gli consente di andare forte in salita). Peter Sagan conferma sul circuito piatto di Doha il titolo di campione del mondo conquistato l'anno scorso a Richmond con un irresistibile spunto nel finale.

Oggi invece ha vinto allo sprint, imponendosi nella volata conclusiva dei 26 uomini andati in fuga nella parte decisiva di questo Mondiale che ha attraversato 150 chilometri di deserto prima del circuito finale e in cui l'Italia è stata protagonista, con quattro uomini nel gruppetto dei migliori. Ne facevano parte, con gli altri (perfino un eritreo, Natnael Berhane, in fuga dalla mattinata e alla fine ottimo 13/o) i due capitani Nizzolo, alla fine quinto, e Viviani, Bennati che ha lavorato come un matto e ha perso contatto nel finale, e Guarnieri. Alla fine il podio è stato regale, perchè dietro al campione riconfermatosi tale si sono piazzati nell'ordine altri due corridori che in passato hanno vestito la maglia iridata, Mark Cavendish e Tom Boonen.

Per Sagan è il sigillo su un'annata da ricordare, in cui indossando la maglia iridata ha vinto il Fiandre e tre tappe al Tour de France, dove ha vestito la maglia gialle e conquistato quella verde. Poi, sempre in Francia, un mese fa ha vinto la prova in linea della prima edizione degli Europei. Insomma un dominatore della corse di un giorno, che quest'anno si è anche divertito a correre, in puro spirito decoubertiniano, la prova di mountain bike dell'Olimpiade di Rio.

Ed è bene ricordare che quella di Sagan oggi a Doha è stata un'autentica impresa, visto che i corridori impostisi al Mondiale per due anni consecutivi sono stati pochissimi: l'ultimo a riuscirci prima dello slovacco è stato Paolo Bettini, nel 2006 e 2007 (prima di lui toccò a Gianni Bugno, 1991 e 1992). Neppure il 'Cannibale' Eddy Merckx, presente a Doha in qualità di testimonial eccellente del Qatar, ce l'ha fatta e questo dice molto.

Oggi Sagan, dopo che nel primo tratto la corsa era stata animata in particolare da belgi e britannici, si è giovato del grande lavoro svolto nel finale dal compagno di nazionale Michal Kolar, suo amico dai tempi dell'adolescenza, che si è messo a tirare 'a tuttà il gruppo dei migliori per impedire fughe e scatti imprevisti. A sorprenderlo è riuscito soltanto l'olandese Tom Leezer con un allungo a 2,2 km. dall'arrivo, e sembrava avercela fatta prima che il gruppo dei migliori lo riprendesse a poche centinaia di metri dal traguardo.

A quel punto è partito, forse troppo presto, il 'treno' di Guarnieri per Nizzolo ma poi Sagan ha sorpreso tutti e ristabilito la legge del più forte. E dopo aver vinto, nelle prime dichiarazioni 'a caldò, ha voluto sottolineare la correttezza di Nizzolo durante la volata. Infatti lo slovacco è passato tra la transenna e il campione d'Italia, che ha evitato di chiudere il rivale contro la barriera. «È vero, forse sono partito un pò presto e questo è l'unico rimpianto che ho - ha poi detto Nizzolo -. Guarnieri mi ha tirato una volata perfetta ma alla fine si sono visti i veri valori in campo e va bene così. Ripartiamo da questo quinto posto». Fair play quindi anche a livello verbale, nel segno della classe di un campione, Sagan, che è il fenomeno del momento, al punto da essersi 'affezionatò alla maglia iridata, che rimane nelle sue mani.

«E io sono felice non solo per me - ha detto il vincitore - ma anche per tutti questi tifosi venuti dalla Slovacchia per incitarmi. Sono stati fantastici, così come Kolar per come ha lavorato per me e mio fratello Juraj (anche lui ciclista, e oggi in gara, ndr) che ha quasi rischiato la vita per andare a prendermi la borraccia dell'acqua ed è caduto. Adesso vorrei fare un grande party con loro ma purtroppo non sarà possibile perchè già in serata dobbiamo partire per Parigi».

 

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