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Bernardo Bertolucci: io, il cinema e Marlon Brando - Foto

ROMA. «Marlon Brando? L'uomo più bello del mondo, su questo non si discute proprio e so che sono d'accordo uomini e donne. Jean Luc Gordard? Ero veramente innamorato di lui, del suo cinema, avrei picchiato qualcuno cui non piaceva. I registi? Sono tutti un po' voyeur quando guardano in macchina come fosse il buco della serratura. Il voyeurismo è un sistema di pensiero, io nella vita lo sono meno, ma al cinema lo sono senza freni».

Bernardo Bertolucci, 75 anni, film che sono la storia del cinema, non smetterebbe mai di raccontare e di raccontarsi.

Alla Festa del Cinema di Roma il suo è un viaggio a ritroso parte dai tempi di Strategia del Ragno, «nell'estate di grazia del '69 quando mi arrivò la luce verde per preparare Il Conformista dal romanzo di Moravia», fino ad arrivare all'oggi, all'ultimo film di 4 anni fa, Io e te, e al futuro magari in digitale «tanto abbiamo tempo e faremo tutto».

Sala esaurita al festival e tutti in piedi per il maestro che racconta Novecento e le sue traversie per la lunghezza dell'opera, 5 ore, e le versioni brevi richieste dalla Paramount, «che in sala lo affogò come un gattino. Un film, ha detto, che dovevo fare per tornare nei luoghi di mio padre Attilio cui devo tutto, anche l'amore per il cinema. Il primo film che mi portò a vedere fu Biancaneve, terrificante e sadico». Per Ultimo Tango Bertolucci avrebbe voluto Jean Paul Belmondo, «mi ricevette, gli proposi il film e quasi mi cacciò dicendo che era un film osceno. Ci rimasi malissimo. Poi lo proposi ad Alain Delon che lo voleva fare ma anche produrre ma non era possibile, poi arrivò Brando. Dopo il suo sì lo portai a vedere la grande retrospettiva a Parigi delle opere di Francis Bacon, quei primi piani dovevano ispirarlo così tragici, quello volevo da lui e mi sembra di esserci riuscito».

«Aneddoti e leggende - il vero numero di Godard in una scena del Conformista - e il senso di potere dopo il successo di quel film avrei potuto fare tutto, una cosa che succede di rado. Feci Novecento in omaggio al Pci ma lo rifiutarono orribilmente e ancora ne soffro».

Rossellini e Godard i suoi riferimenti, oltre ad altri, «tutti i registi che amo sono stati dei ladri di cinema, chi è che non ha scopiazzato scene inquadrature personaggi, l'importante è non farsi scoprire».

Miti con cui è stato anche in lotta come quando attendendo il giudizio di Godard per il Conformista, il regista francese neppure lo salutò e gli consegnò un biglietto:

«Bisogna lottare contro l'individualismo e l'egoismo». Io furioso lo strappai, oggi invece mi piacerebbe averlo conservato».

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