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Lungo racconto di storia e di fede in quei gioielli gotici dalla Slovacchia

ROMA. Meravigliose statue lignee, dipinti cinquecenteschi, monumentali pale di altare, ma anche preziosissimi oggetti liturgici come ostensori o crocifissi: i tesori tardo -gotici provenienti dalla Slovacchia sono in mostra fino al 13 novembre al Palazzo del Quirinale, negli spazi della Palazzina Gregoriana. Esposte 36 opere, molte delle quali restaurate per l' occasione, riunite per la prima volta in un percorso capace di restituire sotto vari aspetti (artistico, religioso, socio-economico) un capitolo portante della storia d'Europa.

Con il titolo Tesori gotici dalla Slovacchia, l' impor tante rassegna (inaugurata dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e dal Presidente della Repubblica Slovacca Andrej Kiska) è stata realizzata in occasione della Presidenza di turno del Consiglio dell' Unione Europea affidata alla Slovacchia nel secondo semestre del 2016, proprio allo scopo di far conoscere ai cittadini italiani e ai turisti stranieri quei capolavori che normalmente vengono gelosamente custoditi nei musei e nelle chiese.

La mostra romana (sponsorizzata da Bnl Gruppo Bnp Paribas) è stata curata dal Consulente in materia di iniziative ed eventi culturali ed espositivi del Quirinale, Louis Godart, da Maria Novotna Curatrice dell' Arte medievale del Museo Nazionale Slovacco e da Alena Piatrova, Curatrice dell' Artigianato nella stessa istitu zione museale.

Una selezione, la loro, che ha puntato a raccontare un altro volto della Rinascenza, scegliendo una serie di opere risalenti al XV e XVI secolo in grado di riflettere le grandi correnti culturali e spirituali che attraversarono l' intera Europa alla vigilia dell' esplosione del Rinascimento.

L'arte del tardo medioevo in Slovacchia si inserisce nel periodo storico del governo di tre sovrani ungheresi: Mattia Corvino della dinastia degli Hunyadi (14581490), Ladislao II (1490-1516) e Luigi II (1516-1526) della dinastia reale polacca degli Jagelloni. La rappresentazione mediante il mecenatismo artistico era parte integrante della loro politica, ma presentava tratti distintivi ben variegati. Corvino aveva sposato Beatrice d' Aragona, figlia del re di Napoli, e nella sua corte di Buda (Budapest) aveva creato la prima isola d' arte rinascimentale legata all'Italia.

Da qui iniziarono a diffondersi pensieri legati all' Umanesimo, ma l' eco non ebbe poi così grandi ripercussioni sull'arte dei Paesi soggetti alla corona ungherese. Il percorso della mostra romana è un po' la traduzione in arte di questo periodo storico religioso e prende infatti le mosse da Sant' Anna di Roznava, una grande pala d' altare del 1513, di un maestro sconosciuto, che ben raffigura la società del tempo.

Se in primo piano sono Sant' Anna, Maria e il Bambino, il dipinto è in gran parte occupato dal paesaggio in cui però a venire rappresentata (invece che la natura) è l' attività economica più remunerativa del tempo, quella mineraria. Si potrebbe quasi dire una forma d' arte che descrive più il terreno che il sovrannaturale, è più cronaca che misticismo, più segno del tempo vissuto che allegoria religiosa.

Con dovizia di particolari, l' artista descrive le diverse fasi produttive, dalla costruzione dei pozzi alla discesa dei minatori nelle viscere della terra al minerale estratto e quindi trasportato dai buoi fino all' officina per essere forgiato da un fabbro con il grembiule di cuoio.
Splendidi gli oggetti religiosi, dai magnifici ostensori ai calici in argento dorato finemente sbalzati per mano dei maestri orafi slovacchi, la cui maestria era ovunque ben nota.

Di grande rilievo infine il nucleo di opere, databili alla prima metà del '500, realizzate da Pavol di Levoca, un maestro fortemente inserito nel tessuto artistico e culturale del tempo. Si tratta di sculture lignee ispirate agli episodi della vita di Cristo, che presentano una indubbia finezza di esecuzione nei volti e nei panneggi, come testimoniano il Compianto sul Cristo morto dall' altare dei Santi Giovanni, la Meditatio Christi, l' Altare della Natività o il grande Crocifisso, dove il perizoma di Gesù è mosso dal vento che, subito dopo la sua morte, si alza impetuoso e squarcia il velo del Tempio.

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