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Siria, la denuncia: sparano anche su medici e mezzi della Croce Rossa

ROMA. In Siria «il bombardamento delle strutture sanitarie è ormai routine», «ci sono attacchi sistematici al personale e alle strutture mediche, sono stati bersagliati i convogli della Croce Rossa e le ambulanze. Non si tratta più di episodi sporadici. Sebbene oggi nessun posto sia sicuro, la gente di Aleppo ritiene più pericoloso stare in un ospedale che in mezzo alla strada. In realtà non avviene solo ad Aleppo, potrei dire lo stesso di Homs, Idlib». Lo denuncia il direttore generale della Croce Rossa Internazionale Yves Daccord in un'intervista alla Stampa.

«Da una parte, come in qualsiasi guerra civile che si consumi nelle aree urbane, la linea del fronte si sposta di continuo spiazzando le persone e i loro ripari», spiega. «Dall'altra Medici Senza Frontiere ha ragione: dal principio della crisi siriana assistiamo all'attacco sistematico di dottori, infermieri, ospedali e malati da parte dell'esercito di Damasco ma anche dell'Isis e di al Nusra. Sin dal 2011 è evidente il disprezzo assoluto dei feriti e delle strutture sanitarie. Il corpo delle vittime è diventato il campo in cui combattere l'estrema battaglia, un salto di qualità che non si verifica in tutte le guerre».

«Abbiamo 50 persone ad Aleppo di cui 6 internazionali. Il rischio è enorme ma non possiamo lasciare soli i locali. Dal 2011 a oggi abbiamo avuto 54 operatori della Mezzaluna Rossa uccisi e 3 ostaggi internazionali, il più alto numero di perdite dalla Seconda guerra mondiale».

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