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Clinton-Trump, occhi puntati sulla sfida tv dell'anno: previsti 100 milioni di spettatori

NEW YORK. La sfida dell'anno. Dopo un'agguerrita stagione di primarie è tutto pronto per il primo faccia a faccia fra Hillary Clinton e Donald Trump (stasera alle 21, le tre del mattino in Italia), con la candidata democratica che dopo aver sperperato un vantaggio molto più largo si presenta al confronto in testa di soli due punti: a Hillary, secondo un sondaggio condotto da Washington Post e Abc, va infatti il 46% delle preferenze, a fronte del 44% del tycoon.

E subito un giallo, quello sulla possibile presenza di un'ex fiamma di Bill Clinton, sparge veleno sullo scontro, lasciando presagire cosa i 90 minuti di confronto fra i due candidati potrebbero regalare a un pubblico da SuperBowl. Le stime parlano infatti di più di 100 milioni di persone incollate al piccolo schermo, più degli 80 milioni del dibattito record fra Jimmy Carter e Ronald Reagan nel 1980.

Il caso si è aperto, per scherzo o forse no, sabato, quando Trump con tweet ha annunciato che avrebbe potuto invitare al confronto Gennifer Flowers, una delle amanti di Bill, per farla sedere accanto a Mark Cuban, il miliardario anti-Trump invitato da Hillary. Flowers, via Twitter, ha accettato l'invito. E subito si sono scatenate polemiche e ironie, che hanno spinto la campagna di Trump a precisare che "Flower non è stata formalmente invitata, e che non ci si attende una sua presenza". Lo staff del tycoon ha fatto sapere inoltre che Trump non ha intenzione di sollevare il tema delle infedeltà di Bill durante il dibattito, ma che se attaccato "ha tutti i diritti di difendersi".

L'appuntamento per il dibattito è alla Hofstra University, nello stato di New York, dove i due candidati si sfideranno per la prima volta non a distanza. Saltata la trasferta a Charlotte per non aumentare la pressione sulla polizia locale, Hillary e Trump hanno dedicato la vigilia del dibattito a prepararsi. L'unica pausa è stato l'incontro - ovviamente separato - con il premier israeliano Benyamin Netanyahu.

Con Trump, Netanyahu - che non ha mai avuto feeling con Obama e la sua amministrazione - si è intrattenuto più di un'ora. E il tycoon, musica per le orecchie dell'ospite, gli ha assicurato che gli Stati Uniti, sotto la sua leadership, riconoscerebbero Gerusalemme come la capitale unica e indivisibile di Israele. In barba all'Onu e a tutta la comunità internazionale.

Oggi il dibattito andrà in scena davanti a un'America spaccata da una delle più velenose campagne elettorali. L'ascesa di Trump ha sbaragliato tutti, e i suoi modi e la sua dialettica hanno spiazzato molti anche nel suo campo. Gli americani dal confronto si attendono risposte: un elettore su tre ritiene i dibattiti televisivi determinanti per la scelta su chi votare.

L'attenzione è alta anche su Lester Holt, il moderatore del confronto al suo primo dibattito presidenziale. Su Holt sono puntati gli occhi delle campagne dei due candidati, pronte a criticare eventuali passi falsi. Per ora solo Trump si è sbilanciato in un commento: pur esprimendo rispetto per Holt, lo ha definito un democratico, come tutta la stampa.

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