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Primo congresso dei Radicali senza Pannella: c'è l'ombra della scissione

ROMA. Sul piatto il futuro del Partito Radicale, con l'ombra della scissione pronta a prendere il sopravvento, che a momenti si allunga altre volte invece scompare. Questo il contesto in cui si è aperto ieri il quarantesimo Congresso, il primo senza il suo leader storico Marco Pannella, o come ha detto il tesoriere Maurizio Turco «l'ultimo di Pannella». Un Congresso straordinario che ha aperto i propri lavori nel teatro-auditorium del carcere romano di Rebibbia, dove è intervenuto anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando. In gioco ci sono non solo l'eredità materiale (utilizzo del nome Radicali, le frequenze della radio e l'archivio storico) che vede nella sede di Torre Argentina un passaggio chiave («indubbiamente i soggetti politici non se la possono più permettere», osserva Turco nella relazione), ma anche la linea politica.

È infatti sempre più marcata la spaccatura tra le due anime che potrebbero esser pronte a dividersi: da un lato il 'cerchio magico', gli «ortodossi» che rivendicano la vicinanza a Pannella e ai suoi estremi progetti; dall'altro i Radicali italiani, la galassia dei cosiddetti quarantenni, dietro i quali si riconosce la figura di Emma Bonino. Per la resa dei conti bisognerà aspettare sabato, quando saranno eletti tutti gli organi del Partito. Intanto non usa mezzi termini Turco quando decide di attaccare chi contesta la convocazione del Congresso da parte di un terzo degli iscritti. «Il partito Radicale è il partito degli iscritti, e lo rimane», dice Turco liquidando così quanti avrebbero voluto convocare l'assemblea del Senato invece del Congresso. Forte dell'alta partecipazione (si contano 400 presenze), rivolge un 'salutò diretto a chi ha criticato la scelta di un carcere come cornice per un appuntamento politico («le vostre menzogne vengono riconosciute»). Quanto alla scissione, ritorna una citazione del leader radicale: «Per dirla con Marco, dinanzi alle lotte belle ma drammatiche che ci aspettano non dovrei dovere lottare allo spasimo contro qualcuno 'nel partitò. Mi rifiuto di farlo; aspetto; e domani continuerò a fare il mio mestiere di radicale».

Sui prossimi passi da intraprendere una cosa sembra chiara: «Da questo contesto putrescente dobbiamo uscire e dobbiamo anche farlo in fretta. Chi ha la fregola di inseguire Renzi con il piattino in mano non sarà certamente ostacolato da noi. Noi continuiamo a perseguire quell'idea di forza alternativa al potere». Elogi del palco di presidenza al ministro Orlando che parla «quasi un atto dovuto» celebrare questo Congresso a Rebibbia: «I Radicali sono coloro che con maggior forza hanno indicato il limite del sistema penitenziario e portato avanti lotte su questi temi. È un giusto tributo al loro lavoro e alle battaglie di Pannella». Senza di lui, osserva Orlando, «la politica italiana sarebbe stata più povera».

Un apprezzamento sincero quello del ministro per Pannella: «Non avevo la stessa valutazione rispetto all'attività politica e alle lotte dei Radicali prima di diventare ministro della Giustizia», rileva Orlando; eppure «la storia degli ultimi quarant'anni sta lì a dimostrare che i semi innestati dai radicali italiani hanno dato frutti». Strappa poi gli applausi dei detenuti quando intervenendo parla di recidiva: «Che sia sufficiente dire carcere per ottenere sicurezza è uno slogan smentito dal tasso di recidiva tra i più alti d'Europa del nostro sistema penitenziario». «Credo sia importante tenere alta l'attenzione sulle condizioni di vita nelle carceri - aveva detto il presidente del Senato Pietro Grasso - troppo spesso dimentichiamo il fine ultimo della detenzione: il reinserimento nella società di chi ha commesso dei reati».

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