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Trump tenace sull'immigrazione, Hillary resta in testa

WASHINGTON. Un altro Donald Trump. A distanza di poche ore dall'intervento misurato nelle parole e nei toni per vestire i panni dello statista a Città del Messico dopo l'incontro con il presidente messicano Enrique Pena Nieto, il candidato repubblicano nella corsa per la Casa Bianca sale sul palco a Phoenix, in Arizona, e le note si fanno altissime. È l'atteso discorso sull'immigrazione, rimandato più volte sull'onda delle accuse di fare tira e molla sulla originaria promessa di deportare gli 11 milioni di immigrati illegali presenti negli Stati Uniti.

Questo nodo non lo scioglie con chiarezza nemmeno dal palco di Phoenix, da dove però dichiara «tolleranza zero» contro gli immigrati clandestini che delinquono. Ma del suo piano sull'immigrazione scandito in dieci punti restano sopratutto i toni tornati altissimi, come a rassicurare quella base che no, non ha cambiato idea. Non sul muro alla frontiera con il Messico che «pagherà per la sua costruzione. Al 100%. Non lo sanno ancora, ma pagheranno per il muro», ha ribadito Donald Trump ricevendo grandi boati di approvazione, proprio dopo che Pena Nieto aveva contraddetto il candidato repubblicano affermando: «All'inizio della nostra conversazione gli ho detto chiaramente che il Messico non pagherebbe per il muro». Trump va avanti per la sua strada, attacca Barack Obama e Hillary Clinton, dice che il sistema immigrazione negli Stati Uniti «è peggiore di quanto si immagini, ma media e politici non lo dicono. Si spendono soldi per nasconderlo» e spiega che se si vuole cambiare «non dobbiamo aver paura di parlare chiaramente».

Ed è lui ad aprire la strada, dichiarando che «gli interessi degli americani prima di tutto», garantendo che «è un nostro diritto in quanto nazione scegliere gli immigrati che ci amano», assicurando che con Trump presidente verrà potenziato il sistema di verifiche per chi vuole entrare nel Paese, promettendo di «fermare gli arrivi dalla Siria» e sottolineando che chi arriva negli Stati Uniti «deve condividere i nostri valori». È il Trump della prima ora, se non nei dettagli di certo nei toni, che vuole rassicurare la sua base, la stessa che gli ha garantito l'inarrestabile galoppata delle primarie ma che non è detto basti per fargli vincere le elezioni.

Tiene a distanza il rivale Donald Trump nei sondaggi sulla battaglia per la casa Bianca, ma la candidata democratico Hillary Clinton registra anche cifre record di 'non gradimento' nei suoi confronti. Stando ad un nuovo sondaggio Washington Post-ABC News, si tocca adesso il picco nel numero di americani cui la ex segretario di Stato non piace, con il 56%, mentre il 41% dichiara di averne una opinione positiva. Si tratta del peggior risultato registrato in questo senso da Hillary Clinton in assoluto. In giugno era al 55%.

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