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Raoul Bova a Miss Italia: non amo giudicare dal bikini - Foto

ROMA. «La mia Miss Italia ideale? Non porta una maschera ma si mostra per quello che è. Non sfila in bikini ma indossa l'abito da sposa o quello che sceglierebbe per il primo appuntamento con un ragazzo che le piace»: lo dice Raoul Bova, che sabato 10 settembre a Jesolo debutterà nelle vesti di giurato nella finale del concorso, in diretta su La7, condotta da Francesco Facchinetti.

Raoul sarà felice di scoprire che la gara non sarà in bikini, anche se ai 70 anni del due pezzi sarà dedicato un quadro moda.

Tanto affascinante quanto schivo, l'attore, protagonista di tanti successi in tv e al cinema, arrivò a Miss Italia per la prima volta nel '93, anno in cui vinse Arianna David. Ricorda «il grande patron Enzo Mirigliani e una bella atmosfera», ma all'epoca era solo ospite. Stavolta invece ha una responsabilità nei confronti delle ragazze che si sfideranno per contendersi la corona. È convinto tuttavia che «anche chi non vincerà, potrà farsi notare».

«Non sarò un giudice spavaldo e aggressivo come quelli di alcuni talent - promette - e ascolterò quello che le ragazze hanno da dire perchè la bellezza è anche personalità».

Da Sophia Loren in poi, tante miss sono diventate attrici. Ad esempio Anna Valle o Martina Colombari, «persone perbene», osserva. Il merito del concorso è stato quello di premiare «un modello pulito di femminilità, bellezze semplici e telegeniche».

Le parole d'ordine saranno «spontaneità, sincerità e profondità». Raoul è consapevole che si tratta di ragazze giovani che, in molti casi, non sono mai state davanti ad una telecamera. E ripensa ai suoi esordi. «Ero impacciato», ammette, ricordando la prima intervista in tv, a Domenica in, con Mara Venier «bravissima a valorizzarmi anche se rispondevo a monosillabi». Era il '92 e aveva appena debuttato con Una storia italiana, regia di Stefano Reali, sulle imprese nel canottaggio dei fratelli Abbagnale.

La stessa Venier, a cui Raoul è ancora grato, sarà con lui in giuria accanto a Vincenzo Salemme, Anselma Dell'Olio e un campione di nuoto, di ritorno da Rio.

Ex nuotatore a sua volta, Raoul, che in 'Come un delfino' è tornato in piscina anche sul set, ama lo sport ed è sceso tante volte in campo per beneficenza con la Nazionale Cantanti.

«Ma non ho mai partecipato ad un concorso di bellezza perchè non mi sentivo all'altezza. Nel nuoto vale il merito, non ci sono giudici, ci sei tu e c'è il tempo. Il fascino, in quel contesto, è avere un asciugamano dell'Italia».

La bellezza è legata anche al rapporto con il cibo «che è passionalità e curiosità».

Condivide la decisione di Patrizia Mirigliani di promuovere le curvy: «A tavola si scopre molto di una donna, ma gli eccessi non vanno bene. Anche con i muscoli non bisogna esagerare. Meglio l'armonia di un corpo sano».

A 45 anni Raoul appare saggio: «Non c'è niente di meglio dell'essere se stessi, nel bene e nel male. Crescendo si impara a non voler più cercare, ad ogni costo, di rappresentare qualcos'altro».

Dopo la separazione dalla moglie Chiara Giordano, con cui ha due figli maschi, ha avuto da pochi mesi una bambina dalla compagna Rocio Munoz Morales. E se Luna, da grande, volesse partecipare a Miss Italia?

«A tutti i miei figli - risponde - insegno ad assecondare il loro talento, ad avere curiosità, a cercare per tentativi la loro strada. L'importante è fare tutto con dignità e rispetto, a testa alta, senza mettersi completamente nelle mani di qualcuno e senza svendersi o umiliarsi». Con l'età, «la bella sensazione è di essere liberi, con la consapevolezza di non avere certezze». Se le cose cambiano «non è una colpa, nè una condanna o una punizione». Gli anni «fanno vedere tutto sotto una luce diversa. Anche commettere errori fa parte della vita».

Crescendo qualche regola può saltare. «Per anni mi sono imposto di essere come mi volevano: bello, bravo e buono. Ma ad un certo punto ho scelto di seguire il cuore, anche andando contro il giudizio sociale. Non voglio più accontentare tutti. Questo sono io, con le mie contraddizioni. Si può essere belli, bravi e buoni, ma meglio - conclude Raoul - se si è anche veri».

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