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Il Papa a Cracovia per la Gmg: siamo in guerra, ma non di religione

CRACOVIA. Il Papa è atterrato a Cracovia per l'incontro con i giovani di tutto il mondo per la trentunesima giornata mondiale della gioventù. Durante il volo ha parlato con i cronisti e ha sottolineato che quella in corso con i terroristi "non è una guerra di religione", ma è piuttosto una "guerra di interessi, per i soldi, per le risorse naturali, per il dominio dei popoli. Tutte le religioni vogliono la pace, capito?".

Nella prima parte del suo discorso, interpellato su come viva l'assassinio di martedì  di padre Hamal intraprendendo questo viaggio, il Papa aveva precisato: "Circa quello che chiedeva padre Lombardi, si parla tanto di sicurezza, ma la vera parola è guerra. Il mondo è in guerra a pezzi: c'è stata la guerra del 1914 con i suoi metodi, poi la guerra del '39-'45, l'altra grande guerra nel mondo, e adesso c'è questa. Non è tanto organica forse, organizzata sì non organica, dico, ma è guerra. Questo santo sacerdote è morto proprio nel momento in cui offriva la preghiera per la chiesa, ma quanti, quanti cristiani, quanti di questi innocenti, quanti bambini vengono uccisi. Pensiamo alla Nigeria - ha esortato - 'ma quella è l'Africa', ma è guerra, non abbiamo paura di dire questa verità: il mondo è in guerra perché ha perso la pace".

La prima Gmg indetta dal papa latinoamericano, che lo porta nel sud della Polonia, roccaforte della Chiesa cattolica, si svolge dal 27 al 31 luglio. Un viaggio in cui la Gmg, diventata giubileo dei giovani, si mescola con appuntamenti con la società e la Chiesa polacche, durante il quale papa Francesco pronuncerà sei discorsi, tre omelie e un Angelus.

Un viaggio che, sicurezza a parte, presenta a papa Bergoglio alcune sfide sostanziali: la testimonianza di integrazione in una Europa che sembra dimentica delle sue origini, il rapporto con i giovani, che egli vuole indirizzare su strade di misericordia, e con una Chiesa che non sempre si è trovata in sintonia con la predicazione del papa latinoamericano.

Se poi dalla sicurezza come problema pratico si guarda alla riflessione sull'orrore della violenza assurda di questi giorni, ecco una ulteriore sfida per il primo papa non europeo davanti alla tragedia di Auschwitz, dove i nazisti sterminarono in modo sistematico e pianificato almeno un milione e mezzo di uomini, donne e bambini, per la maggior parte ebrei.

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