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La Wada: "Russia praticò doping di Stato, sia esclusa da Rio"

MOSCA. Un rapporto che inchioda la Russia,  con il presidente del Cio Thomas Bach ad affermare che l'ente è  pronto «alle più dure sanzioni». La relazione del consulente  dell'agenzia mondiale antidoping, l'avvocato canadese, e  professore di diritto sportivo, Richard McLaren, stabilisce che  quello attuato in Russia era un vero e proprio programma di  'doping di Statò, con la collaborazione dei vertici del  ministero dello sport e dei servizi segreti. Più ampio della  sola Sochi, più vasto dell'atletica già esclusa da Rio. Ma ora  il bando, secondo quanto ha chiesto oggi la Wada al Cio, deve  essere esteso «a tutti i team della Russia» e anche ai suoi  «dirigenti e funzionari governativi».

A questo punto è probabile che, dopo l'esecutivo in  teleconferenza del Cio di domani, la Russia venga esclusa  totalmente (e non solo nell'atletica) dai Giochi di Rio 2016,  come avevano chiesto con una lettera dieci agenzie nazionali  antidoping, tra le quali quelle di Usa, Canada, Germania,  Giappone, Svizzera, Norvegia, Spagna e Nuova Zelanda.     Secondo Bach, ciò che emerge dalle 90 pagine del rapporto di  McLaren è «un inedito e scioccante attacco all'integrità dello  sport e dei Giochi Olimpici», così fa capire che le sanzioni  saranno inevitabili, nonostante all'Olimpiade carioca manchino  poco più di due settimane.

Il programma di somministrazione di sostanze proibite è  andato avanti perlomeno dai Giochi invernali di Vancouver 2010  al 2015, coinvolgendo tutti gli sport e 312 atleti. Molti di  loro, per ordini 'dall'altò, mettevano da parte urina pulita  nei periodi di 'disintossicazionè, per creare una vera e  propria banca di pipì pulita poi congelata per essere utilizzata  quando serviva. Invece gli agenti dell'ex Kgb provvedevano, come  successo in occasione dei controlli di Sochi 2014, a manomettere  i flaconi svitando i tappi delle provette senza lasciare tracce.

In questo modo, quando venivano avvisati che qualche atleta di  casa era risultato positivo, falsavano i risultati dei test.     A capo di questo sistema perverso c'era il ministero dello  sport di Mosca, con la collaborazione dei servizi di sicurezza  (l'Fsb, ex Kgb) e del centro nazionale di preparazione del Team  Russia. Come dire, una conferma delle denunce dell'ex direttore  del laboratorio antidoping russo, Grigory Rodchenkov, fuggito  negli Usa dopo la morte in circostanze poco chiare di due  colleghi. McLaren sottolinea anche nel rapporto che le sue  conclusioni sono supportate da prove evidenti, e che non ci sono  dubbi sul fatto che quanto avveniva fosse al corrente, in quanto  direttamente coinvolto, il viceministro dello sport Yuri  Nagornykh, mentre il ministro Vitaly Mutko «non poteva non  essere a conoscenza della cosa, viste le dimensioni del  fenomeno». Ecco perchè mai come adesso la Russia rischia di  rimanere fuori da Rio 2016, 32 anni dopo essersi chiamata fuori,  per ritorsione nei confronti di chi aveva boicottato Mosca '80,  dai Giochi di Los Angeles. La Città Meravigliosa per Isinbayeva  e soci sta diventando un miraggio.

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