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Lavori più sedentari e poco sport: chi vive nelle metropoli ha maggiori problemi di salute

ROMA. Quattro italiani su dieci (37%) risiedono nelle città metropolitane, e per loro il rischio del sovrappeso e delle malattie collegate, come il diabete, è anche più alto.

Per mettere a punto strategie di prevenzione è stato presentato, a Roma, il Manifesto 'La salute nelle città: bene comune'. Messo a punto da un comitato di esperti presieduto dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il manifesto mira a «migliorare la qualità dell'ambiente urbano» e a rendere le città «promotrici di salute», attraverso l'integrazione e la promozione di iniziative culturali, sociali e sanitarie.

Cento anni fa solo il 20% della popolazione mondiale viveva in città.

Per la metà del secolo arriveremo al 70% di residenti nelle aree urbane.

«Cambiano le abitudini, i lavori sono sempre più sedentari, l'attività fisica diminuisce». La conseguenza è una «crescita esponenziale del numero di persone obese o con diabete» tanto che «già oggi 250 milioni di persone con diabete vivono nelle città», ricorda Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale (Cun) e coordinatore del Think Tank che ha messo a punto il manifesto.

Ma, «se le città sono pianificate, ben organizzate e amministrate coscientemente, si può dare vita ad una sinergia tra Istituzioni, cittadini e professionisti in grado di migliorare le condizioni di salute della popolazione», dichiara Enzo Bianco, sindaco di Catania e presidente del Consiglio nazionale Anci, a cui oggi verrà presentato il documento.

La stessa Organizzazione mondiale della sanità (Oms), conclude Giuseppe Novelli, rettore dell'Università di Tor Vergata a Roma, «ha coniato il termine healthy city, che descrive una città conscia dell'importanza della salute come bene collettivo e che, di conseguenza, mette in atto politiche sociali, culturali ed economiche chiare per tutelarla».

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