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Nei sondaggi l'M5s supera i Pd: minoranza Dem attacca Renzi

ROMA. Lo spettro più a lungo temuto dai dem  - un sorpasso grillino e un ipotetico governo a 5 stelle -, si  manifesta oggi con un sondaggio Demos, cui 'Repubblicà riserva  grande evidenza dedicandogli l'apertura: «Cinquestelle, sorpasso  sul Pd».     Il sondaggio fotografa un quadro che dal tripolarismo  imperfetto delle amministrative approda ad un sostanziale  bipartitismo nazionale: in caso di voto, i grillini andrebbero  oltre il 32%, il Pd si fermerebbe a poco più del 30. Dietro M5s  e dem il vuoto: Fi e Lega singolarmente non raggiungerebbero il  12%, dunque anche se coalizzate non andrebbero al ballottaggio.

Con l'Italicum quindi, per Ilvo Diamanti, al ballottaggio i  grillini staccherebbero di dieci punti il Pd, intercettando il  voto anti-renziano dell'intero arco politico, come è accaduto  già alle amministrative. Ed il governo andrebbe a loro.     Lo 'choc' però, per dirla con le parole del premier, potrebbe  avere addirittura un effetto positivo per i dem: «ex malo  bonum», ha detto Renzi parlando di Brexit. Radicalizzare lo  scontro oggi, infatti, potrebbe sollecitare per tempo ed in modo  forte un elettorato smarrito. E rimotivare il centrosinistra  intorno ad una leadership, quella renziana, che si trova a dover  fronteggiare diverse difficoltà.     Se Demos consegna risultati nettamente sfavorevoli ai dem,  non va meglio per altri istituti demoscopici. Swg e Ixè, pur non  sentenziando il sorpasso, danno infatti il Pd avanti di un nulla  rispetto ai 5 stelle. Avendo lasciato comunque sul terreno  diversi punti percentuali.

Un quadro a tinte forti che offre alla minoranza Pd lo spunto  per tornare ad attaccare il premier. Alla vigilia della più  volte rimandata direzione Pd, la minoranza pretende infatti un  cambio di rotta da Renzi. Per «riagganciare - affonda Roberto  Speranza - chi non percepisce alcuna ripresa, quei pezzi di  elettorato con cui si è creata un frattura profonda». «Veniamo  da una sconfitta molto dura, molto pesante» e finora «abbiamo  avuto un racconto, uno storytelling del Pd e del palazzo  distante dalla vita quotidiana di tante persone, in particolare  dei ceti più popolari». Al premier e segretario del Pd si chiede  di ripartire dalla questione sociale, di «rimettersi in sintonia  con quella fetta del Paese che è ancora tutta dentro la crisi».  Sollecitazioni forti arrivano in queste ore da D'Alema (che  accusa Renzi di dire «bugie» sulla situazione reale del Paese),  Bassolino, Letta, Bersani (che chiede con forza di cambiare  l'Italicum e a questo lega il suo sostegno al decisivo  referendum di ottobre). «Chi governa paga sempre un prezzo»,  chiosa però Graziano Delrio.

Il sondaggio di Demos chiama però anche il centrodestra a  scelte che per il leader della Lega Matteo Salvini devono essere  immediate: «Patti chiari, amicizia lunga», dice con un nuovo  ultimatum a Berlusconi scandendo che oggi «non c'è più tempo da  perdere. O si viaggia tutti insieme o la Lega va da sola». Ma  alla prova politica più importante sono tenuti i grillini, a  fronte dell'impegnativo salto di consenso. Le loro posizioni,  dall'immigrazione all'Europa, alle politiche economiche e  finanziarie, solo per citarne alcune, devono rapidamente trovare  un punto di sintesi tra le anime antisistema e quelle  istituzionali. E poi il governo nelle città dove hanno vinto:  prendere decisioni, comporre spaccature, limitare personalismi e  divisioni. Cosa non facile, come dimostra la non semplice  composizione della giunta capitolina con la quale è alle prese  Virginia Raggi.

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