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Caso Yara, ultima udienza. Bossetti: "Ripetete l'esame del Dna"

BERGAMO. «Ancora oggi vi supplico, vi imploro, datemi la possibilità di fare questa verifica, ripetete l'esame sul Dna, perchè quel Dna trovato non è il mio». Lo ha detto Massimo Bossetti rivolto ai giudici nelle dichiarazioni spontanee dell'ultima udienza del processo a Bergamo sull'omicidio di Yara Gambirasio. «Se fossi davvero l'assassino - ha detto ancora il muratore - sarei un pazzo a dirvi di ripetere l'esame del Dna, quando mai un imputato richiede di rifare la prova se sa che l'esito riporterebbe a lui?». Tuttavia, ha proseguito, «io sono estremamente sicuro che quel dna non è il mio».

Nella prima parte delle dichiarazioni l'imputato ha speso molte parole rivolto ai giudici, e spesso parlando in terza persona, «per farvi capire che persona è Massimo Bossetti», dicendo «ho aspettato con ansia questo momento per guardarvi negli occhi». Una persona, ha detto, «sempre pronta ad aiutare il prossimo, una persona buona, piena di umiltà, molto affettuosa». E ancora: «Tutti gli imputati dicono che sono innocenti, ma non è il mio caso, la verità è che qua si sono spesi milioni per cercare il colpevole per la morte della ragazzina che meritava tutto l'impegno possibile, ma poi le indagini hanno proseguito in un'unica direzione, contro la persona sbagliata». Più volte, poi, il muratore, che si è anche commosso in alcuni passaggi delle dichiarazioni (in aula c'erano la moglie Marita Comi e la sorella Laura Letizia), ha sostenuto che a suo carico è stato commesso un «errore» giudiziario e così «per due anni sono stato privato dell'affetto dei miei familiari».

In ogni caso, ha proseguito, «nonostante l'insistenza del pm di farmi patteggiare e confessare un delitto che non ho commesso, non ho mai chiesto di essere giudicato col rito abbreviato perchè voglio e intendo uscire a testa alta da questo gravissimo impianto accusatorio». E ha aggiunto che «non chiederò sconti di pena, mai e poi mai, perchè quando uno è sincero e non ha fatto nulla può guardare tutti negli occhi». E ancora: «Voi giudici potete credermi o non credermi ma mai nessuno potrà convincermi a confessare e sono convinto che la verità verrà a galla, ho fiducia nella giustizia e quando tutto sarà chiarito potrò guardare i genitori della piccola Yara negli occhi».

Bossetti ha insistito anche sul fatto di non aver «mai litigato con nessuno, non ho mai alzato un dito, la violenza non è nella mia indole anche se qualcuno ha voluto evidenziarla». E ha ribadito: «Non solo io non ho ucciso Yara, ma non l'ho mai nemmeno conosciuta». Poi ha concluso: «E se è impossibile assolvere Bossetti e molto più difficile sapere di aver condannato un innocente».

Massimo Bossetti, nelle sue dichiarazioni spontanee prima della camera di consiglio per la sentenza per l'omicidio di Yara Gambirasio, ha ribadito la sua innocenza: «sarò uno stupido, sarò un cretino, sarò un ignorantone ma non sono un assassino: questo deve essere chiaro a tutti». «Quello che mi viene attribuito - ha proseguito - è vergognoso, molto vergognoso».

«Non vedevo il momento di poter parlare - ha detto Bossetti rivolto ai giudici della Corte d'Assise di Bergamo - non vedevo l'ora di potervi guardare negli occhi per spiegarvi che persona sono, che non è quella che è stata descritta da tanti in quest'aula».

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