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Famiglie, potere d'acquisto al +2,3%: rialzo maggiore dopo 9 anni

ROMA. Il potere d'acquisto delle famiglie è aumentato dell'1,1% nel primo trimestre del 2016 rispetto al precedente trimestre. Lo rileva l'Istat, spiegando che sull'aumento si riflette anche la dinamica dei prezzi: il «deflatore implicito dei consumi delle famiglie è sceso in termini congiunturali dello 0,3%», ricorda l'Istituto.

Su base annua la capacità di spesa sale del 2,3%, il rialzo maggiore dal secondo trimestre del 2007, ovvero prima del deflagrare della crisi. La spesa per consumi finali delle famiglie nel primo trimestre del 2016 è rimasta ferma a livello congiunturale mentre è cresciuta dell'1,6% su base annua.

La propensione al risparmio delle famiglie, ovvero il rapporto tra quanto messo da parte e il reddito disponibile (al lordo), nel primo trimestre 2016 risulta all'8,8%, con rialzi di 0,8 punti percentuali sul trimestre precedente e di 0,7 punti su base annua. «L'aumento congiunturale della propensione al risparmio deriva da una crescita del reddito disponibile delle famiglie consumatrici (0,8%) a cui ha corrisposto una stabilità della spesa per consumi finali», spiega l'Istituto di statistica.

I prezzi del cosiddetto carrello della spesa con i beni alimentari, per la cura della casa e della persona salgono a giugno per la prima volta dopo quattro mesi. I dati provvisori dell'Istat registrano un aumenta dello 0,1% sia su base mensile sia su base annua, dopo che a maggio la variazione tendenziale era stata nulla.

Il tasso di investimento delle famiglie consumatrici, il rapporto (al lordo) tra investimenti fissi, che comprendono esclusivamente gli acquisti di abitazioni, e reddito lordo disponibile, nel primo trimestre 2016 è stato pari al 6,2%, invariato sia rispetto al trimestre precedente, che su base annua. «Tale stabilità a livello congiunturale riflette una flessione degli investimenti fissi lordi (-0,4%) ed un aumento del reddito lordo disponibile (+0,8%)», spiega sempre l'Istat.

Quanto alla quota di profitto delle società non finanziarie, arrivano alcuni segnali di timido risveglio: nel primo trimestre del 2016 è stata infatti pari al 40,8%, con un aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,5 punti in termini tendenziali. Guardando alla dinamica congiunturale, evidenzia l'Istituto, «la sostanziale stabilità di questo indicatore è il risultato di una crescita del risultato lordo di gestione (1,5%) lievemente superiore rispetto a quella del valore aggiunto».

La crescita registrata per le entrate (+1,2%) supera quella segnata per le uscite (+0,4%). Così l'Istat rilasciando i dati, relativi al primo trimestre del 2016, sul conto trimestrale delle amministrazioni pubbliche.  Il rialzo annuo delle uscite totali risente degli incrementi per i redditi da lavoro dipendente (+0,4%), i consumi intermedi (+4,2%), le prestazioni sociali in denaro (+2,3%) e gli investimenti fissi lordi (+0,6%) mentre scendono gli interessi passivi su debito (-0,8%).

Sulle entrate complessive invece si fanno sentire i rialzi annui delle imposte dirette (+1,5%) di quelle indirette (+2,4%) e dei contributi sociali (+0,9%).  Quanto all'incidenza sul Pil, scende sia per le uscite (-0,9 punti percentuali) sia per le entrate (-0,5 punti).

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