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Addiopizzo a Tgs: su Cosalibera.it raccontiamo la mafia e i processi

PALERMO. Dodici anni fa nasceva Addiopizzo col primo adesivo affisso a un palo della luce per denunciare il fenomeno del pizzo a Palermo. Oggi l’associazione fa un nuovo passo presenta il portale Cosalibera.it. Per raccontare questa esperienza è stato oggi ospite del notiziario di Tgs, l'avvocato Valerio D'Antonio, legale della associazione (l'intervista integrale anche on line).

A chi servirà questo portale?

Cosa Libera nelle intenzioni servirà a quanti più palermitani onesti possibile. Oggi è un altro momento storico. A distanza di dieci anni da quando abbiamo avuto ingresso nei tribunali e nelle corti, strutturando l’azione processuale nell’interesse di Addiopizzo e delle vittime adesso è un momento storico di restituzione di tutto questo sapere, di questi dati che vengono fuori dalle sentenze. Restituzione ai cittadini di queste sentenze emesse nel nome del popolo italiano e che contengono dati e fatti che sono dei cittadini. Abbiamo pensato che era arrivato il momento di raccogliere questo materiale, di organizzarlo attraverso un metodo che prende il nome di Cosa Libera. Si libera questa conoscenza con tre criteri di fondo: capitalizzare al massimo lo strumento tecnologico, la piena e totale accessibilità a tutti e in maniera assoluta temente gratuita e la non commerciabilità dello strumento.

Le sentenze, i processi, nei quali siete entrati come difensori e parte civile. Un gran lavoro in questi dieci anni nei quali è accaduto qualcosa di rivoluzionario. Tantissimi commercianti si sono rivolti a voi.

Questo fascio enorme di conoscenze va dal processo Gota all’operazione Apocalisse: si ha chiaramente l’evidenza del cambio di passo nella lotta al racket delle estorsioni. Mentre 12 anni fa chiedevamo alla città di interrogarsi sul problema del pizzo e di cominciarne a parlare adesso questo enorme materiale è un punto di inizio per incominciare a interrogarsi se le soluzioni e i rimedi che abbiamo approntato sono efficaci, perfettibili e abbiamo probabilmente la possibilità di avere ancora più consapevolezza del fenomeno.

Alcuni processi sono arrivati a compimento in Cassazione. Per voi un grosso risultato e volete condividerlo con tutti anche attraverso la lettura degli atti.

Ci siamo costituiti e abbiamo ottenuto il riconoscimento di parte civile come comitato che non è un’associazione antiracket o un’associazione di categoria ma un’associazione di cittadini che si ritrovano attorno a dei valori e in nome di questi cittadini vogliamo liberare questo sapere e parteciparlo.

Vi cercano ancora i commercianti palermitani e siciliani?

Ormai si è anche normalizzata l’attività della denuncia degli imprenditori. Adesso il messaggio è che si può tranquillamente denunciare seguendo delle strutture come la nostra, ma ce ne sono tante altre nel territorio italiano competenti. Affrontare la denuncia e l’opposizione a fenomeno di violenza in assoluta normalità ricominciando e ricontinuando a fare attività di impresa in totale sicurezza: è questo adesso il messaggio.

Dietro cosa libera c’è un pool di avvocati. Avete creato uno studio legale unico nel suo genere in Europa che si occupa di racket e antiracket.

Dietro Cosa Libera c’è un ufficio legale che prende il nome di Palermo Legal e che è adesso un’associazione di professionisti che vanta 12 avvocati oltre a praticanti e collaboratori e abbiamo sfruttato questa enorme opportunità umana e professionale ed è un ruolo che entusiasma le giovani generazioni. Molti giovani avvocati hanno seguito il nostro percorso formativo.

La vetrofania, il famoso adesivo Addiopizzo ve lo chiedono ancora?

Ce lo chiedono ancora ed è fortissima l’efficacia deterrente: i collaboratori di giustizia continuano a confermare che chi è dentro una struttura organizzata come Addiopizzo è fonte di problemi per la mafia e quindi meglio non chiedere il pizzo a questi imprenditori, quindi meglio non chiedere il pizzo a quelli che affliggono questo adesivo.

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