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Niente restrizioni a legge sull'aborto, la Corte Suprema "boccia" il Texas

 WASHINGTON. Hillary Clinton esulta definendola «una vittoria per tutte le donne d'America». Barack Obama plaude alla decisione della Corte Suprema americana che boccia la legge restrittiva del Texas sull'aborto giudicandola incostituzionale.  Il voto espresso dai giudici della massima corte (5 a 3) riporta così al centro del dibattito in America le leggi sull'aborto, fa guadagnare terreno al 'campo' progressista e si impone nella campagna elettorale per le presidenziali.

Proprio nel giorno in cui la senatrice del Massachussetts Elizabeth Warren si schiera, adesso anche fisicamente, con la candidata democratica per la Casa Bianca, dando una prova 'visiva' ed emotiva di quel 'dream ticket' con un tandem tutto al femminile per la guida degli Usa. Una possibilità remota (gesto coraggioso ma un azzardo secondo alcuni), ma che lancia un segnale forte nel proporre l'alternativa all'America di Donald Trump. Hillary Clinton ed Elizabeth Warren insieme per la prima volta, fianco a fianco sul palco a Cincinnati, in Ohio.

«Io sono con lei», ha esclamato la combattiva ed energica senatrice beniamina dei liberal. Ci sono voluti mesi e un avvicinamento a piccoli passi, ma il patto sembra suggellato quando Warren arringa la folla entusiasta introducendo «la prossima presidente degli Stati Uniti». Attestati di stima e l'impegno di una lotta comune nel segno inequivocabile 'anti Trump'.  «È per lei che sono qui oggi», ha esordito la senatrice, prima di sferrare l'attacco frontale al candidato repubblicano. Poi i complimenti reciproci: la ex collega senatrice che adesso aspira alla presidenza si rivolge all'«amica», la definisce «una grande leader», «formidabile, perchè dice le cose come stanno». Warren ricambia ricordando la tenacia della candidata sempre pronta «a lottare per chi più ha bisogno di lei».

Eppure le due donne politiche così vicine non erano mai state. Ma l'urgenza è data dalla necessità di unire il partito prima dello sprint finale verso il voto di novembre e Warren sembra adesso concedere a Hillary quelle garanzie di persuasione su quella parte di progressisti che ancora la guarda con 'sospettò, in una misura che Bernie Sanders non riesce o non è disposto a fare. L'immagine del senatore del Vermont è così fuori fuoco, dopo l'ostinazione a portare la sua campagna fino in fondo e a non concedere a chiare lettere l'endorsement alla ormai di fatto ex rivale, pur limitandosi ad affermare che la voterà.  E anche se la fotografia di oggi delle due donne fianco a fianco non dovesse ripetersi nell'inauguration day del gennaio 2017 (voci sempre più insistenti danno il senatore della Virginia Tim Kaine in pole position per la candidatura da vicepresidente), lo slancio è forte e senza precedenti.

Sullo sfondo, la decisione della Corte Suprema che condanna le norme imposte dalle cliniche del Texas come un tentativo mascherato di rendere per le donne più difficile abortire: un cavallo di battaglia di Hillary la libertà di scelta, sulla quale si prospetta adesso feroce battaglia, tanto più che Donald Trump che proprio nei giorni scorsi ha affermato: «Se sarò eletto presidente eleggerò giudici della Corte suprema con posizioni anti-aborto».

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