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I geni dopo la morte, ecco la prima mappa completa sulla loro attività

ROMA. Per la prima volta è possibile studiare l'intera mappa dell'attività dei geni dopo la morte: per il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell'università di Roma Tor Vergata, è questo il risultato più interessante della ricerca sui geni attivi dopo la morte condotta dall'università di Washington.

Analizzando il Dna di animali da laboratorio da sempre studiati dai genetisti, come topi e pesci zebra, è stata ottenuta una mappa senza precedenti che promette di avere ricadute pratiche, ad esempio per ricostruire con esattezza la scena di un crimine e conservare meglio gli organi destinati ai trapianti, ma che soprattutto apre nuove domande, interessantissime, sul perchè alcuni geni si riattivano dopo la morte.

"Che molti geni continuassero a lavorare anche dopo la morte non è una novità, tanto che da anni possiamo fare sull'uomo le cosiddette 'autopsie molecolari', ossia cercare di capire in tessuti come cuore o cervello qualcosa in più sulle cause di un decesso", ha spiegato Novelli. "Il fatto davvero interessante di questo studio - ha proseguito - è poter avere per la prima volta una intera mappa genetica post-mortem, una fotografia delle varie attività che avvengono all'interno delle cellule dopo la morte dell'individuo".

I geni risultati attivi dopo la morte sono qualche centinaio e alcuni di questi rappresentano una vera sorpresa. "Molto interessante - ha aggiunto il genetista - è il fatto risultino attivi geni embrionali, ossia che si attivano durante lo sviluppo dell'individuo ma poi vengono spenti durante la fase adulta.

La questione affascinante, adesso, è riuscire a capire il motivo per cui vengano riattivati in fase post-mortem". Grandi ricadute, ha spiegato Novelli, potrebbero arrivare nella medicina legale: "potremmo 'datare' - osservato - l'orario di ogni campione biologico presente su una scena del crimine. Cosa impossibile fino ad ora".

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