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La Corte dei Conti bacchetta l'Italia: crescita ancora troppo modesta

ROMA. L'Italia cresce, ma in modo troppo modesto rispetto al resto d'Europa. A rilevarlo è la Corte dei conti, nella relazione sul rendiconto generale dello Stato relativo allo scorso anno.

«Il recupero della crescita del Pil appare ancora troppo modesto e, soprattutto, in ritardo rispetto alla ripresa in atto negli altri principali Paesi europei», dice il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte, Angelo Buscema. «L'elemento di maggiore vulnerabilità» italiana, «l'elevato livello del debito pubblico, impone, ben più dei vincoli Ue, un dosaggio molto attento» tra sostegno alla crescita e rientro del debito, «fondamentale per le aspettative dei mercati».

«Lo sforzo di contenimento degli ultimi anni appare assai severo», soprattutto sulle spese «che più incidono sul funzionamento delle amministrazioni e sui servizi resi ai cittadini», sottolinea il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri, ricordando in particolare che tra 2010 e 2015 la spesa per i redditi da lavoro dipendente nella P.a. è diminuita «in valore assoluto a oltre 10 miliardi».

L'azione di riequilibrio dei conti pubblici si è tradotta anche in risparmi «molto rilevanti» della spesa per interessi sul debito. «L'uscita dalla stretta emergenza finanziaria e l'auspicio di una ripresa economica più solida hanno consentito, di recente, di predisporre correttivi a manovre di taglio che, alla lunga, stavano mostrando 'effetti collaterali insostenibili».

«Il processo di riordino degli assetti organizzativi» della pubblica amministrazione «è stato defatigante, continuo e disordinato e, in taluni casi, si è venuto a sovrapporre ad analoghi percorsi derivanti dalla ridefinizione delle competenze dei ministeri ovvero dalla costituzione di Enti e Agenzie nazionali», ha aggiunto Angelo Buscema, sottolineando che «anche il processo di riduzione della rete periferica degli uffici dei ministeri è stato sinora troppo timido e ha, in definitiva, inciso solo sui vertici degli uffici».

«L'auspicabile prospettiva di una riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese ripropone la necessità di una revisione strutturale dell'intero sistema tributario», ha ribadito il procuratore generale della Corte dei Conti Martino Colella in occasione del giudizio di parifica sul bilancio 2015. L'impegno, ha sottolineato il magistrato contabile, deve muoversi «in tre direzioni: un ampliamento della base imponibile, una rivisitazione degli obiettivi redistributivi assegnati al sistema di prelievo e la ricerca di un effettivo coordinamento della leva fiscale tra livelli di governo».

Il quadro europeo è «sempre meno stabile» per le spinte che arrivano «non solo nella Gran Bretagna», ha concluso il magistrato contabile Angelo Buscema, osservando che la fase attuale «è dominata da molteplici fattori di incertezza sul piano internazionale come su quello interno». Tra i fattori di incertezza anche «una condizione latente di instabilità finanziaria, connessa alle incertezze che originano dai diffusi timori sullo stato del sistema bancario in Europa».

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