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Sbarchi, triplicati i minori non accompagnati. Save the children: centri in sofferenza

PALERMO. Nei primi 5 mesi del 2016 è triplicato il numero dei minori stranieri non accompagnati sbarcati sulle coste italiane: dai 1600 circa del 2015, si è passati agli oltre 4500. Di questi, la maggior parte è arrivata in Sicilia.  Un aumento considerevole che mette in difficoltà anche le strutture di accoglienza, in particolare quelle che danno la prima ospitalità e che in questo momento si trovano in sofferenza. Tra il numero maggiore di adolescenti e bambini da ospitare e le lungaggini di una burocrazia complessa che rallentano il trasferimento nelle strutture di seconda accoglienza, spesso i centri sono esposti al sovraffollamento.

A fare un quadro di un fenomeno migratorio che sta cambiando volto è Save The Children. "Non possiamo parlare al momento di un aumento significativo di migranti rispetto allo scorso anno. Nè tanto meno si può parlare di invasione, come qualcuno incautamente afferma. Ma di vero quest'anno c'è che si registra un incremento imprevisto di minori stranieri che giungono senza genitori", dice Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save The Children, che, mentre la intervistiamo, si trova al porto di Reggio Calabria in attesa di uno sbarco "non facile", per l'arrivo delle 45 salme dell'ultimo naufragio avvenuto nel Mediterraneo.

Una settimana, quella che sta per chiudersi, che ha registrato il record di sbarchi rispetto alla media stagionale di maggio e dei mesi precedenti, ma che è stata impegnativa soprattutto per numero di naufragi."In pochi giorni  si contano centinaia, se non migliaia, di vittime. E sono solo quelli di cui abbiamo notizia  perché ci sono dei sopravvissuti che possono darne testimonianza. Ma il bilancio reale potrebbe anche essere maggiore".

E a farne le spese sono soprattutto i più piccoli, che spesso approdano sulle nostre coste soli perché uno dei genitori, o entrambi, perdono la vita durante la traversata. Come la storia della piccola Favour, la bimba di 9 mesi sbarcata a Lampedusa pochi giorni fa, ci racconta. "Un altro caso - racconta Di Bendetto -  è avvenuto proprio ieri, sempre a Lampedusa. Un bambino di 5 anni che ha perso entrambi i genitori nel naufragio di giovedì scorso".

Ma ci sono anche quei minori, per lo più adolescenti, che intraprendono da soli questo viaggio, pur conoscendo i rischi a cui si espongono passando dalla Libia e affrontando la traversata in mare. "La media è di 14-17 anni, ma nell'ultima settimana registriamo anche episodi, purtroppo sempre più frequenti, di minori di 10-13 anni. Sono questi a essere più esposti a pericoli". Arrivano soprattutto da Eritrea, Gambia, Somalia, Guinea, Nigeria ed Egitto.

Con l'imprevisto aumento di minori arrivati con questi ultimi sbarchi le strutture di accoglienza si trovano in grande difficoltà, soprattutto quelle che dovrebbero dare ospitalità temporanea, "per 60-90 giorni al massimo - spiega la portavoce di Save the children -, quando poi dovrebbero essere trasferiti nei centri di seconda accoglienza, dove vengono accolti per periodi ben più lunghi, di solito fino alla maggiore età, e in cui si attivano programmi di integrazione nel territorio. Ma tra un iter burocratico lungo per identificazione, i minori restano nei centri di prima accoglienza più del tempo previsto e questo rischia di fare andare in sofferenza le strutture, come sta accadendo in questi giorni. Per questo ribadiamo il nostro appello al Governo affinché si crei un sistema nazionale di protezione e accoglienza dei minori stranieri non accompagnati adeguato, che adotti criteri e standard di qualità univoci. Su questo abbiamo anche presentato tre anni fa un disegno di legge in Parlamento, ancora fermo alla commissione Affari istituzionali della Camera".

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