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Prescrizione, è scontro nella maggioranza. Alfano: in Pd residuo giustizialista

ROMA. Riemerge, come un fiume carsico, lo scontro nella maggioranza sulla prescrizione. Casus belli è la presentazione in commissione al Senato degli emendamenti al ddl sulla riforma del processo penale a firma dei relatori Dem Felice Casson e Giuseppe Cucca. Il primo, di certo 'non allineato' al corso renziano, il secondo parte della maggioranza Dem.

Emendamenti che, andando in direzione opposta alle richieste giunte nei giorni scorsi da Ap, fanno andare su tutte le furie gli alfaniani. «I relatori ritirino le proposte», è l'aut-aut dei centristi prima che, sugli emendamenti, arrivi la 'frenatà del capogruppo Pd a Palazzo Madama Luigi Zanda: «È un ipotesi di lavoro. Il loro contenuto sarà oggetto di analisi». È in una manciata di ore che il 'casò prescrizione torna alla ribalta alla vigilia dell'ultimo weekend pre-elettorale. Ad innescare la miccia, in particolare, sono due proposte targate Casson-Cucca.

La prima prevede lo stop (indefinito) alla lancetta della prescrizione subito dopo la sentenza di primo grado. La seconda disciplina che il termine della prescrizione decorra dal momento in cui la notizia di reato viene acquisita o perviene al pm e non quando il reato è stato commesso.

Due proposte che, se incassano il plauso del M5S («Renzi concorda o no con Casson?», chiede Luigi Di Maio), fanno alzare le barricate a centristi e verdiniani secondo uno schema che, proprio al Senato, era già emerso sulle unioni civili. «In quella commissione Giustizia c'è un residuo giustizialista», sbotta il ministro dell'Interno Angelino Alfano invitando il Pd a scegliere tra «la vecchia sinistra e un profilo più riformatore». «Le proposte dei relatori devono rispondere alla sintesi della maggioranza politica», osserva Renato Schifani dicendo «no» a «maggioranze trasversali».

«Casson apre ai grillini perchè li considera in maggioranza?», è la provocazione del verdiniano Ciro Falanga. Nel merito le distanze vertono ormai dall'ok del testo alla Camera su un punto: i tempi della prescrizione e il rapporto con la durata dei processi. Con un emendamento Ap che, inoltre, esprime al meglio la posizione centrista sul reato di corruzione: quello di aumentare i tempi di prescrizione di 1/3 e non della metà, come previsto «dalla norma Ferranti» inserita alla Camera. E il caso rischia di acuire le tensioni interne ai Dem anche perchè la mossa dei relatori incassa il plauso della sinistra Pd. E la frenata di Zanda e il sostanziale 'declassamentò degli emendamenti (applaudito da Schifani che in serata abbassa i toni) forse non serviranno a sedare gli animi tra i Dem.

«Sono emendamenti 'dal sen fuggiti'», osserva un renziano ricordando come lo stop alla prescrizione sia stato superato tempo fa proprio dalla proposta di legge del governo. «Davanti a inaccettabili strumentalizzazioni sulla mia firma la ritirerò in un attimo», annuncia Cucca al termine di un pomeriggio in cui si rincorrono le voci proprio sul suo smarcamento dalle proposte. E c'è chi, nella maggioranza, punta il dito su Casson vedendolo, dopo che qualche giorno fa il senatore aveva annunciato il suo 'nò alle riforme, già con un piede fuori dal partito. Sul ddl invece una soluzione anche parziale dovrà emergere prima di lunedì pomeriggio, quando scadrà il termine per i subemendamenti.

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