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Nibali non si arrende e vince: cuore e gambe. Squalo, il Giro d'Italia ormai è tuo

SANT'ANNA DI VINADIO. La vita è bella ai 1800 metri di Sant'Anna di Vinadio, il cielo azzurrino tra le montagne ancora imbiancate, se vinci un Giro d'Italia dopo essere stato a un passo dal baratro. Vincenzo Nibali - solo fino a tre giorni fa in predicato di ritirarsi, tra una condizione che non c'era, presunti malanni fisici e una testa che grondava di pensieri - fa valere le stimmate del campione quando più conta, completa la rimonta iniziata sulle montagne francesi, e mette il suo sigillo al Giro numero due dopo quello vinto nel 2013 sbaragliando la concorrenza con un sorpasso all'ultima curva.

Domani, nella passerella finale di Torino con arrivo riservato ai velocisti, la maglia rosa salirà sul gradino più alto del podio davanti al colombiano Chaves, secondo a 52«, e il sempreverde spagnolo Alejandro Valverde terzo a 1'17».

«È la vittoria più bella, non ci credevo nemmeno io. Merito di un grande gioco di squadra» esulta dopo aver tagliato il traguardo al termine del secondo tappone alpino in due giorni, da Guillestre a Sant'Anna di Vinadio, con arrivo ai piedi del santuario mariano dopo 134 chilometri divisi tra salita e discesa, e tre cime sopra i 2000 metri utili a sfiancare le resistenze del Colibrì Chaves, di Valverde e dell'encomiabile olandese Kruijswijk, in corsa nonostante una microfrattura alla costola dopo la rovinosa caduta di ieri sul Colle dell'Agnello.

Nibali li controlla fino a 15 chilometri dall'arrivo, dopo averli logorati mandando avanti i gregari a controllare la corsa, prima Fuglsang e poi l'infaticabile Scarponi, mentre davanti i fuggitivi Atapuma, Dombrovski, Visconti e Taaramae facevano corsa parallela per la vittoria di tappa, che va proprio all'estone della Katusha.

Poi 'Lo Squalò sente il sangue della preda e affonda i denti piazzando il colpo decisivo. Secondo uno schema già visto il giorno prima, è Scarponi a dare il segnale scansandosi quando mancano quattro chilometri al Gran Premio della Montagna. Nibali strappa e guadagna progressivamente su Chaves e Valverde che non riescono a tenerne il passo. Il colombiano deve gestire 44« di vantaggio in classifica, ma Nibali gliene prende subito una decina che diventano ben presto 20 e poi 26. Chaves crolla. Cerca di dargli una mano il connazionale Rigoberto Uran Uran ma neanche la solidarietà tra colombiani dura. Nel frattempo il campione d'Italia trova sulla strada il sostegno di un altro compagno di strada, l'estone Kangert bloccato dall'ammiraglia Astana mentre era in fuga. A 6 chilometri dal traguardo c'è il sorpasso: Nibali è virtualmente maglia rosa, avanti di oltre 50 secondi che diventano 1'04» a 5 km dall'arrivo. Un vantaggio che aumenta in discesa e negli ultimi 2,5 chilometri di salita finale fino al definitivo 1'36« che sancisce il sorpasso sul colombiano. "Mamma mia, lo Squalo! Grande Vincenzo Nibali. L'Italia è orgogliosa di te" twitta il premier Matteo Renzi.

L'abbraccio con i genitori di Chaves all'arrivo, quando è ormai chiaro il passaggio di maglia rosa, è una bella pagina di sport da consegnare agli archivi. Come la resa del Colibrì Chaves, sconfitto col sorriso: "Provo comunque soddisfazione, se mi avessero detto nel 2013 (dopo un grave incidente che ne mise a rischio la carriera, ndr) che sarei arrivato sul podio del Giro non ci avrei creduto. Nibali è stato più forte. Poi parliamo di una corsa in bicicletta, non è la cosa più importante. Questa è la vita vera". In fondo, la vita è bella anche per lui, sconfitto sul campo ma vincitore nella "vita vera".

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