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Ancora un naufragio nel Canale di Sicilia
Decine di cadaveri recuperati in mare

ROMA. Sbarchi e soccorsi in mare si susseguono nel Canale di Sicilia, dove oggi si è consumata un'altra tragedia. Un barcone stracarico di migranti è semiaffondato. Sul posto è intervenuta la nave Vega della Marina militare che ha salvato 135 persone. Quarantacinque, invece, i corpi recuperati, mentre si teme che i dispersi siano decine. Così come addirittura "un centinaio" - secondo alcune testimonianze, tutte da verificare - sarebbero le persone che mancano all'appello tra quelle del naufragio di ieri.

Diciassette, oggi, le operazioni di soccorso coordinate dalla centrale operativa di Roma delle Capitanerie di Porto: oltre 2.000 le persone tratte in salvo da mezzi della stessa Guardia costiera, della Marina Militare, di organizzazioni non governativa e di quattro rimorchiatori e un mercantile dirottati per i soccorsi. Circa 1.900 persone erano a bordo di 16 gommoni, tutti soccorsi. Alcuni centinaia si trovavano invece sul barcone semiaffondato. Ieri le persone tratte in salvo erano state 4.000.

E ora si attende l'arrivo a Catania di un rimorchiatore con 890 migranti, un centinaio dei quali sono donne e minori. Un copione noto, che si ripete all'indomani dei naufragi avvenuti ieri e l'altro ieri. La Lega alza la voce, Salvini teme "l'invasione" e chiede un incontro urgente al premier: "Di fronte alle 4.000 persone salvate ieri, ai morti annegati, agli oltre 40 mila sbarcati dall'inizio dell'anno non possiamo stare zitti e fermi. Vogliamo presentare le nostre proposte. Ci rifiutiamo di assistere a questo disastro in silenzio".

Ma già prima che il leader del Carroccio parlasse, Renzi dal Giappone, dove ha partecipato alla conferenza conclusiva del G7 - da cui è arrivato un appello a dare una "risposta globale" a quella che è una "sfida globale" - ha invitato a tenere i nervi saldi: "Parlare al momento di emergenza è fuori luogo", ha detto. "Il Migration Compact va bene" ora "aspettiamo la fase di concretizzazione" per iniziare a lavorare con i primi paesi della fascia subshariana, interessati a lavorare con la Ue, come il Niger.

Ma i migranti non giungono solo da quell'area e non giungono solo via mare, soprattutto da quando, come sottolinea il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, si è aperta la rotta Balcanica. E questo pone un quesito anche sotto il profilo della loro redistribuzione. Perché "quando eravamo a 170 mila arrivi, nel 2014 e gli altri paesi a zero, la redistribuzione era a nostro vantaggio. Ma ora che ne sono arrivati tantissimi in Grecia, Ungheria, Austria non è neanche detto che saremo tra i paesi cedenti migranti con i ricollocamenti e non dovremmo invece prenderne". Certo, "la risposta dell'Europa è lenta", mentre terrorismo, scafisti, trafficanti "sono veloci", osserva Alfano ed è soprattutto sul fronte dei rimpatri degli irregolari che "l'Ue rischia il collasso".

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